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Mittente |
Franco Nicolò |
Destinatario |
D'avalos Alfonso, Marchese del Vasto |
Data |
20/3/1542 |
Tipo data |
effettiva |
Luogo di partenza |
Casale Monferrato |
Luogo di arrivo |
[Vigevano] |
Incipit |
Eccelso Prencipe: Anchora ch'io non sia strologo, non sì tosto udi che il s. capitano Anniballe Brancazzo |
Contenuto e note |
Nicolò Franco scrive al Marchese, lodando la sua liberalità ma anche lamentandosi di non averla ancora sperimentata. Franco imposta la lettera come la rievocazione di un dialogo avuto con Annibale Brancazzo al momento in cui questi gli consegnò la lettera di risposta del Marchese. Franco descrive l'allegrezza del momento, tale da doverla necessariamente condividere con l'interlocutore. Alle lodi della liberalità del Marchese da parte di Franco, però, Brancazzo rispose con diffidenza, ricordando a Franco che lui non sapeva come fosse fatta. Franco rispose mostrando allora quanto la generosità del Marchese fosse grande, certa, splendida e spedita. Persa la pazienza di fronte alle continue provocazioni di Brancazzo, lo rimprovera di non potersi esprimere in merito, dal momento che spende molto denaro in osteria. Franco dichiara di non poter fare altro se non lodare il Marchese, sperando da lui "mercede e gratia": sa che forse a volte dovrebbe trattenersi, ma non può, essendo la liberalità del Marchese superiore a qualsiasi altra. |
Fonte o bibliografia |
Nicolò Franco, Epistolario (1540-1548), a cura di D. Falardo, Stony Brook, NY Forum Italicum Publishing, 2007, pp. 129-131 |
Compilatore |
Carmine Boccia; Federica Condipodero |
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