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Mittente |
Doni Anton Francesco |
Destinatario |
Dolce Lodovico |
Data |
1547 |
Tipo data |
congetturale |
Luogo di partenza |
[Firenze] |
Luogo di arrivo |
[Venezia] |
Incipit |
O Gran dispetto, o che intolerabil dispiacere |
Contenuto e note |
Doni narra prima una "Favola d'un nostro Fiorentino" [la 'Novella di Girolamo Linaiuolo fiorentino che morì due volte e non risuscitò nessuna'], poi di un sogno nel quale incontra il Piovano Arlotto in una badia ricolma di ogni possibile leccornia, che i Poeti frequentano scendendo dal Parnaso. Il Piovano parla con Ludovico Ariosto, che gli chiede di far recapitare una propria lettera al cardinale Ippolito d'Este. Svegliatosi, si trova tra le mani la lettera, che trascrive: Ariosto intima di non stampare le nuove stanze del suo poema [ossia i 'Cinque canti'], storpiate perché non ha avuto il tempo di limarle. Chiede poi di trasmettere a Pietro Bembo l'invito di Francesco Maria Molza a ricongiungersi con i suoi amici in Parnaso. [Nel 'Libro secondo' delle 'Lettere', Firenze, 1547, questa epistola si legge sotto il titolo 'Il sogno, diceria del Doni, a M. Lodovico Dolce']. |
Fonte o bibliografia |
Tre libri di lettere del Doni. E i termini della lingua toscana, Venezia, Marcolini, 1552, pp. 342-351 |
Compilatore |
Genovese Gianluca |
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