Mittente Querini (Quirini) Marcantonio (Sebastiano) Destinatario N. N.
Data Tipo data Assente
Luogo di partenza Napoli Luogo di arrivo Salerno
Incipit Se le lucciole fossero lanterne, voi sareste un nuovo Argo
Contenuto e note Marcantonio Querini scrive a un destinatario di cui volutamente omette il nome, usando un linguaggio molto allusivo. Scherzando, afferma che, se le lucciole fossero lanterne, l'ignoto destinatario potrebbe essere un "nuovo Argo" [Argo Panoptes, "che tutto vede", mitologico cane dai cento occhi], ma così non è e, per vedere gli errori altrui, il destinatario ha bisogno degli "occhiali dell'ottava vista, o li concavi del nostro Signor Giovan Battista", perché, evidentemente, con il suo [limitato] sapere, non può comprendere tutto. Egli dimostra, infatti, di non conoscere la filosofia e non può rimediare a questa "ignoranza" usando l'astuzia. [Querini entra poi nello specifico e si riferisce ad una sua riflessione filosofica, male interpretata dall'ignoto destinatario]: afferma che la sua definizione di "elemento" non è per nulla contraria a quella di Aristotele o alla dottrina peripatetica. Ribadisce la sua definizione di elemento come "sostanza corporea prima fra tutte le alterabili" e la confronta con quella di Aristotele, che lo definisce "principio di ogni misto, et nel quale tutti li composti si risolvono": chiede dunque al destinatario, definendolo "Maestro Ugone" [Ugo di san Vittore, XI secolo, teologo e filosofo tra i principali maestri della scolastica] di analizzare e verificare se nelle due definizioni ci sia una contraddizione formale. Passa poi ad analizzare la definizione data dall'ignoto destinatario. Seguendo Galeno, egli ha definito l'elemento come "minima parte della cosa elementata", ma così facendo non ha messo in pratica il principio fondamentale della filosofia, secondo cui le definizioni devono contenere "parole univoche", che non diano adito a equivoci. "Minimo" è, secondo Querini, "voce equivoca", che può essere applicata a "cose universalmente diverse", per esempio "minimo in quantità, minimo in numero, et minimo in virtù". Esorta infine il destinatario, definendolo "Mastro Politiano" a non provocare, in futuro, persone più sagge di Querini, per non essere contraddetto da "Messer Pasquino" [statua di Roma, ai cui piedi venivano collocate di notte satire in versi, dette appunto "pasquinate" per beffarsi in modo anonimo di personaggi celebri]. [Nella "Tavola delle lettere che si contengono in questo libro" a inizio volume, la lettera è posta sotto il capo di "Discorrere"].
Fonte o bibliografia Marcantonio Querini, Lettere, Venezia, Barezzo Barezzi, 1613, cc. 72r-72v.
Compilatore Barozzi Elisa
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