Mittente Querini (Quirini) Marcantonio (Sebastiano) Destinatario Albertino Fabrizio
Data Tipo data Assente
Luogo di partenza Napoli Luogo di arrivo Torre del Greco
Incipit Più tosto mosso dall'interesse di Vostra Signoria molto Illustre, et dalle istanze fattemi
Contenuto e note Marcantonio Querini scrive a Fabrizio Albertino, chiedendogli di non essere troppo rigoroso nel mettere in pratica le decisioni prese dai giudici [non meglio specificate] nei confronti del sig. Pompeo. Nel fare questa raccomandazione, si dice spinto dalla considerazione dell'interesse di Albertino, oltre che dalle richieste del duca di Vietri [Fabrizio di Sangro, primo duca di Vietri fino al 1622], protettore della parte avversa [al signor Pompeo]. Lo esorta a non prendersela con chi può tirare in lungo la faccenda, perché correrebbe solamente il rischio di perdere tempo e di "sudar" senza ottenere nulla. Gli ricorda che in questa città [a Napoli] le liti "hanno la coda lunga, e difficile da scorticarsi": raramente il proverbio sbaglia e chi "vuole abbracciar troppo", non ottiene nulla [si fa riferimento al proverbio: "con corto crin Fortuna si dipinge, chi vuole abbracciar troppo, nulla stringe". Si veda a proposito: 'Insalata mescolanza di Carlo Gabrielli d'Ogobbio [...]', Carlo Gabrielli, Bracciano, Andrea Fei, 1621, p. 189]. Non sempre, dice Querini, si conoscono le ragioni delle azioni altrui e non sempre, pur conoscendole, possono essere ritenute valide. Gli suggerisce dunque di trovare il modo, nella contesa tra il duca e il signor Pompeo, di non scontentare nessuna delle due parti, in modo da non compromettersi: meglio stare "su 'l sicuro a piedi pari" che "ballar su la corda". [Nella "Tavola delle lettere che si contengono in questo libro" a inizio volume, la lettera è posta sotto il capo di "Trattare"].
Fonte o bibliografia Marcantonio Querini, Lettere, Venezia, Barezzo Barezzi, 1613, cc. 43v-44r.
Compilatore Barozzi Elisa
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