|
 |
 |
|
 |
|
 |
 |
 |
 |
 |
Mittente |
Querini (Quirini) Marcantonio (Sebastiano) |
Destinatario |
Bianchini Giacomo Antonio |
Data |
|
Tipo data |
Assente |
Luogo di partenza |
Pavia |
Luogo di arrivo |
Verona |
Incipit |
Voi con l'ultime vostre lettere v'iscusate, et m'accusate, et io m'iscuso, et v'accuso |
Contenuto e note |
Marcantonio Querini scrive a Giacomo Antonio Bianchini, scherzando sul fatto che reciprocamente hanno mancato di scriversi con la frequenza che si erano ripromessi. Bianchini, infatti, nelle ultime lettere, si è scusato per non aver scritto prima, affermando che ciò sia stato dovuto ai suoi numerosi impegni, e ha accusato Querini di non avergli dato notizie di sé. Querini, di contro, si scusa per non aver scritto a causa dei suoi affari e accusa l'amico di aver fatto altrettanto. "Le iscuse e le accuse vanno di pari". Querini propone dunque, per l'avvenire, di stabilire un accordo davanti al "Tribunale dell'amicizia": chi d'ora in poi verrà meno alla promessa fatta a Venezia [di scriversi spesso] sarà ritenuto colpevole anche delle mancanze passate. A ratificare l'accordo, viene suonata la tromba del saluto. [Nella "Tavola delle lettere che si contengono in questo libro" a inizio volume, la lettera è posta sotto il capo di "Scherzare"]. |
Fonte o bibliografia |
Marcantonio Querini, Lettere, Venezia, Barezzo Barezzi, 1613, cc. 11v-12r. |
Compilatore |
Barozzi Elisa |
|
 vai al documento
|
|
|
|
Torna all’elenco dei risultati
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|