Mittente Caro Annibale Destinatario Cenami Francesco
Data 11/6/1541 Tipo data effettiva
Luogo di partenza Roma Luogo di arrivo Napoli
Incipit O che sia la stanchezza d'avere scritto assai, o la 'nfingardia che mi si sia aggraticciata a dosso
Contenuto e note Annibal Caro, scusandosi per il suo prolungato silenzio causato da un'insofferenza nei confronti dello "scombiccherare" e dalla sua pigrizia che gli si è "aggraticciata a dosso", chiede a Francesco Cenami di poter recuperare, con l'aiuto di "messer Martino" [Martino Cenami, figlio di Francesco Cenami], da "quel de la Gatta" [Giovanni Antonio Della Gatta] i soldi dell'affitto del suo beneficio di Serra Capriola. In cambio del favore, Annibal Caro promette all'amico l'invio di una "cantafavola" per poi raccomandare i suoi saluti alla sua "dolce mogliozza" e al signor Ravaschiero [Giovan Battista Ravaschieri].
[La missiva si trova nel codice apografo Paris, Fonds Italien, Ital. 1707, cc. 113v-114r, che tràdita il libro di lettere fatto allestire da Annibal Caro; è edita per la prima volta nella stampa a cura di Paolo Manuzio 'De le Lettere Familiari del Commendatore Annibal Caro', Venezia, 1572-1575, vol. I, pp. 129-130].
Fonte o bibliografia Annibal Caro, Lettere Familiari, edizione critica con introduzione e note di Aulo Greco, Firenze, Le Monnier, 3 voll., 1957-1961, vol. I, pp. 229-230.
Compilatore Burattini Ilaria
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