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Mittente |
Manfredi Muzio |
Destinatario |
Pazzani (Pazzano) Alberto |
Data |
3/7/1591 |
Tipo data |
effettiva |
Luogo di partenza |
Nansì [Nancy, Francia] |
Luogo di arrivo |
Brusselles [Bruxelles] |
Incipit |
Quando io vi credeva in Lombardia, mi vien detto, che voi siete |
Contenuto e note |
Muzio Manfredi scrive ad Alberto Pazzani (Pazzano) [in: Lodovico Vedriani, 'Dottori modonesi di teologia, filosofia, legge canonica, e ciuile, con i suoi ritratti dal naturale in rame […]', Modena, Andrea Cassiani stampator ducale, 1665, pp. 219-221, si nomina un Alberto Pazzani definito come "dottissimo" e "carissimo a principi italiani"; tuttavia, non si rintracciano ulteriori notizie certe sul personaggio] affermando che mentre pensava che questi si trovasse in Lombardia, gli fu invece riferito della sua presenza in Fiandra [a Bruxelles, come si nota dal luogo di destinazione della lettera]: eppure questi non è un soldato [il Manfredi in modo implicito si riferisce alla guerra combattuta da Alessandro Farnese duca di Parma: questi già nelle Fiandre dal 1577 al 1585 circa, incaricato di ricondurre all'obbedienza spagnola i territori degli attuali Paesi Bassi che si erano ribellati sotto la guida di Guglielmo d'Orange, sul finire del 1590 fu nuovamente inviato nelle Fiandre stavolta contro Maurizio di Nassau]; quindi, gli chiede se trattasi di un "umore [...] modonese o da Modona" [allusione poco chiara], e se non voglia più dedicarsi allo studio delle lettere. Inoltre, ha anche saputo che il suo destinatario vive nella casa del conte Nicolò Cesis [il quale per l'appunto combatté nelle Fiandre tra le file dell'esercito di Alessandro Farnese; a lui il Manfredi scrive nella lettera con incipit: "Quando io teneva, che Vostra Signoria fosse in Italia, e detto"] e che insegna matematica al figlio di lui, il conte Fortunato [Cesis, a cui scrive nella lettera con incipit: "Da molti ho inteso, che Vostra Signoria si è fatto grande"; da essa si ricava che anche Fortunato è diventato soldato come il padre, militando anche lui per Alessandro Farnese]. Quindi, il Manfredi si dice contento sia che il Pazzani si appoggi presso un "così grato e gentil cavaliere" e presso una "cara dama" qual è la contessa Lavinia [Cherici (Clerici) Cesis, moglie di Nicolò; a lei Manfredi scrive nella lettera con incipit: "Messer Don Matteo dalla Porta è passato stamattina di qua"], sia che essi abbiano a loro servizio il Pazzani, definito come "così dotto". [Si consideri che le lettere del Manfredi sono datate in modo fittizio, tali da poter essere disposte in modo consecutivo nel corso dell'anno 1591, e che i possibili riferimenti temporali ivi presenti potrebbero essere stati manipolati con accurata attenzione per far coincidere i tempi. In questa lettera, nello specifico, non ci sono elementi su cui poter ragionare circa una possibile datazione diversa da quella scritta dall'autore]. |
Fonte o bibliografia |
Muzio Manfredi, 'Lettere brevissime', Venezia, Meglietti, 1606, p. 150, n° 184 |
Compilatore |
Angeloni Alessandra |
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