|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
Mittente |
Rinaldi Cesare |
Destinatario |
|
Data |
13/2/1620 |
Tipo data |
Effettiva |
Luogo di partenza |
Bologna |
Luogo di arrivo |
Ferrara |
Incipit |
Punirei me stesso col pregare Vostra Signoria che mi punisse |
Contenuto e note |
Rinaldi si difende dallo sdegno del suo corrispondente che lo accusa di non aver dissuaso a dovere un amico di quest'ultimo dallo stampare un volume pieno di errori. Rinaldi lamenta il fatto che gli abbia chiesto di giudicare i componimenti di un uomo con manie di grandezza che non ha ascoltato i suoi consigli. Lo sbaglio è quindi da attribuire a chi gli ha dato il compito senza conoscere il vero valore di quel poeta. Come ammonizione per il futuro gli ricorda la sentenza di [Marco Valerio] Marziale: "qui velit ingenio cedere, rarus erit" ['Epigrammi', VIII, 18, v. 10]. |
Fonte o bibliografia |
Cesare Rinaldi, Lettere, Bologna, eredi di Cochi, 1624, vol. 2, pp. 53-54 [Il link del documento rimanda alla precedente edizione (Cesare Rinaldi, Lettere, Bologna, Cochi, 1620), la più recente disponibile in rete] |
Compilatore |
Chiesa Federica |
|
vai al documento
|
|
|
|
Torna all’elenco dei risultati
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|