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Mittente |
Passerini Pietro Francesco |
Destinatario |
Aprosio Angelico |
Data |
9/6/1665 |
Tipo data |
effettiva |
Luogo di partenza |
Piacenza |
Luogo di arrivo |
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Incipit |
Parte da Piacenza per Genova un padre reggente di questo suo monastero di S. Lorenzo |
Contenuto e note |
Affida questa sua lettera a “un padre reggente” del monastero [eremitano agostiniano] di S. Lorenzo, che da Piacenza parte per Genova, nella speranza che, contrariamente al solito, il dispaccio possa giungere nelle mani di Aprosio “prima di sei mesi”. Già [Paolo] Malaraggia ha esposto al Ventimiglia la questione della 'Grillaia', rimandandogli [il manoscritto] “insieme con altre operette”. Da [Antonio] Muscettola il tipografo [Giovanni Bazachi] non ha mai “ricevuto il convenuto prezzo per la stampa delle sue 'Prose'”. Vuol credere “che la tardanza sia accidentale, e senza colpa del signor sodetto; tuttavia lo stampatore non ci ha troppo gusto, e quasi duolsi di chi gli ha fatto istanza, e mezo promesso per sicurtà”. [Giovanni Francesco] Andreoli, già presidente dell’Eccelso Consiglio [Ducale di Piacenza], è rimpatriato [a Gubbio] “per apparecchiarsi per la patria celeste, già che è decrepito”. Il duca [Ranuccio II] Farnese non ha ancora eletto il suo successore, ma è probabile che questi sarà [Ippolito] Borghi, ora consigliere a latere del duca. Ha pochissimo tempo per lavorare ai suoi 'Problemi'. Si stampano [a Piacenza] gli 'Epigrammi' di Domenico Chiesa ['Antrum Bethlemium epigrammata, aliaque carmina', Genova, Marino, 1665, ma al colophon Piacenza, Bazachi, 1665] e li corregge “in quanto a gli errori della stampa” il Malaraggia, “il quale seguita ad inoltrarsi nell’avvocatione con frutto ed applauso grande, e gode” più del suo stesso proprietario la biblioteca di Passerini. Questa diventa di giorno in giorno “più compita, ed in queste parti singolare”. Ha saputo che il 'De opinione probabili' di [Juan] Caramuel [sic, intendendo l’'Apologema' di Caramuel, scritto per replicare al 'De opinione probabili' di Prospero Fagnani] deve essere “restituito, e sciolto dalla censura di Roma”; il che, “se è vero, è cosa singolare, perché colà sono facili al fare, e difficilissimi al disfare ciò che fanno”. Per lui, “veramente quell’opuscolo vale tant’oro quanto pesa, senza hiperbole alcuno”; non lo meraviglia che Ippolito Marracci, che a Roma ne acquistò copia per conto di Passerini e poi gliela spedì a Piacenza, abbia dovuto pagarlo una doppia. Porge i saluti della madre [Paola de Astis], di Malaraggia e di Giulio Platoni. |
Fonte o bibliografia |
Genova, Biblioteca Universitaria, ms E.VI.24, nr. 91 |
Compilatore |
Ceriotti Luca |
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