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Mittente |
Cebà Ansaldo |
Destinatario |
Copia (Copio) Sara (Sarra) |
Data |
2/5/1620 |
Tipo data |
effettiva |
Luogo di partenza |
Genova |
Luogo di arrivo |
Venezia |
Incipit |
Che si può fare, Signora Sarra, perché viva il cuor vostro, che voi affermate che muore per amor mio? |
Contenuto e note |
In risposta a una missiva in cui Sara scrive che il suo cuore si strugge d’amore per Cebà, il gentiluomo le prospetta provocatoriamente due alternative: o egli si recherà a Venezia per farsi circoncidere, o Sara dovrà recarsi a Genova per ricevere il Battesimo. Ma se Cebà non sente l’urgenza di versare sangue, Sara manca invece d’acqua (l’acqua, evidentemente, della salvezza). Insistendo sul tema della passione ispirata in chi scrive dalla giovane donna, la lettera ribadisce peraltro la tenacia con la quale egli, da buon Cristiano, insisterà nel contraddirla in merito alla loro unica ragione di contrasto: la fede. Anche Cristo appartenne al popolo ebraico e, se Sara soltanto volesse provare la soave ferita del suo amore, verrebbe inebriata di dolcezza al punto da voler ferire altri al medesimo modo. L’epistola riporta in conclusione il sonetto di Cebà “Che pensi, Ebrea, che fai? Nel sacro Fonte”. |
Fonte o bibliografia |
Lettere d'Ansaldo Cebà scritte a Sarra Copia e dedicate a Marc'Antonio Doria. In Genova, Per Giuseppe Pavoni, MDCXXIII, pp. 79-81. |
Compilatore |
Favaro Francesca |
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