Mittente Passerini Pietro Francesco Destinatario Aprosio Angelico
Data 8/2/1648 Tipo data effettiva
Luogo di partenza Piacenza Luogo di arrivo
Incipit S’ho mai desiderato d’esser donna, lo desidero adesso
Contenuto e note Ringrazia entusiasticamente Aprosio per la sua lettera dell’11 [gennaio 1648], giuntagli “col fagottino de’ libri sciolti” [contenente soprattutto copie dello 'Scudo di Rinaldo' e del 'Veratro']. Ringrazia calorosamente per lo 'Scudo' e “gli altri” volumi a lui destinati. Racconta poi che “al signor dottore [Giulio] Bassi i suoi due sono stati sopra modo gratissimi”, per Pio [Rossi] quello che lo stesso Passerini gli ha recapitato “è stato un paradiso, non che un tesoro”, e così pure per [Marco Antonio] Scipioni “il suo gli è stato una gioia del cielo”, mentre “il signor Argendi” [quasi sicuramente Giovanni Domenico Argenta] promette di scrivere di suo pugno “quanto habbi gradito il suo 'Veratro'”, come del resto faranno anche gli altri ricordati personaggi. Elogia poi l’immagine di Aprosio [anch’essa inviata nel citato involto], che ben “si merita il nome di ritratto”, e auspica di poterne avere un altro, che raffigura il Ventimiglia a quarant’anni. Lo esorta poi a completare la 'Talpa plagiaria', che muore di voglia di vedere e di avere. Ricorda anche di avergli inviato più volte distici a questo scopo, che spera non siano andati perduti, giacché, come suo solito, non ne ha conservato copia. Stavolta manda un tetrastico: “In talpam plagiariam. In servum qui liberum habet, Plagiarius audit; / in tua qui tot habes non tua, Talpa, quid es? / Vis dicam quid sis? Falso plagiarius audis; / biplagiarius, et triplagiarius es”. Informa che il giorno prima [Alessandro Scappi] “partì per Parma per assistere al matrimonio ducale [di Vittoria Farnese con Francesco d’Este]”, mentre egli è rimasto a Piacenza “per bisogno d’alcune monache inferme e pericolose”. Il vescovo e suo nipote [Carlo Luigi Scappi] nel partire gli dissero di volersi scusare con Aprosio per non avere ancora risposto alle sue lettere: promettono che al loro ritorno “pagaranno compitamente il debito”. Chiede ad Aprosio se è già a Ventimiglia e, desiderandolo rivedere, spera che questi possa presto essere mandato a predicare a Piacenza.
Fonte o bibliografia Genova, Biblioteca Universitaria, ms E.VI.24, nr. 13
Compilatore Ceriotti Luca
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