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Mittente |
Grillo Angelo |
Destinatario |
Dattili Girolamo |
Data |
1596 |
Tipo data |
congetturale |
Luogo di partenza |
Genova |
Luogo di arrivo |
Roma |
Incipit |
Mi confesserei troppo grande usuraro, se così alla cieca accettassi |
Contenuto e note |
Angelo Grillo risponde a Girolamo Dattili accettandone e ricambiandone l'offerta di amicizia. Torna, dopo già averne fatto cenno in lettera [del marzo 1596, incipit "Il debito, che pretende Vostra Signoria meco, non è d'altro"] a Maurizio Cataneo, sui versi che Dattili gli ha fatto pervenire, giusto per precisare che, se pure si è soffermato a lodarne taluni, ciò non significa che abbia mal giudicato gli altri. Approva le modifiche apportate nel frattempo alle quartine, suggerendo però di ripristinare la lezione precedente del v. 8 per evitare "la mala consonanza di 'E a voi lo dono'". Quanto ai propri, di versi, finge di rifiutarne la lode, definendoli parti di un "povero monaco", che, nati dai brevi ozi rubati agli impegni della vita monastica, "non ben pennuti ancora usciro dal nido". [La lettera compare in stampa a partire da Angelo Grillo, Lettere, Venezia, Ciotti, 1602; in Angelo Grillo, Lettere, Venezia, Ciotti, 1604, è compresa nella sezione relativa agli anni 1594-1598; confrontandola con la corrispondenza intrattenuta da Grillo con Cattaneo, pare legittimo datarla al 1596]. [Argomento, soprascritto alla lettera da Pietro Petracci: "Dice il suo parere intorno a i versi, come n'era stato richiesto, poscia lo ringrazia dell'offerta amicizia, e offerisce la sua, finalmente attenua la fama delle sue opere con metafore bellissime."]. |
Fonte o bibliografia |
Angelo Grillo, Lettere, vol. I, Quarta impressione, Venezia, Ciotti, 1616, p. 843, Misto |
Compilatore |
Carminati Clizia - Ceriotti Luca - Ferretti Chiara |
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