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Mittente |
Grillo Angelo |
Destinatario |
Spinola Felice |
Data |
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Tipo data |
assente |
Luogo di partenza |
Subiaco |
Luogo di arrivo |
Genova |
Incipit |
Che bel sole n'è tramontato, Signor Cugino. Questa è ben giusta cagione |
Contenuto e note |
Angelo Grillo scrive a suo cugino, Felice Spinola, per consolarlo della morte di Francesco Grimaldi, suo cugino acquisito. Grillo scrive che la vita di Francesco è terminata a metà, ma più splendente che se fosse giunta alla fine: una morte differita spesso differisce i premi della vita oppure quelli della grandezza umana. Prosegue citando esempi: Tarquinio [il Superbo, morto in esilio a Cuma], se fosse morto poco prima sarebbe morto da re e non da esiliato; per [Gaio] Mario la vita lunga significò carcere e una disonorata fuga, Pompeo visse una lunga vita e il suo splendido nome fu oscurato da una misera morte. Tuttavia, scrive Grillo, Dio ci chiama quando è meglio per noi, quindi è meglio per il signor Francesco essersene andato. Le lacrime sono interessate in quanto piangiamo i morti per le nostre perdite più che per la loro dipartita. Le lacrime sono da dare alle esequie e non alla memoria, che il signor Francesco ha lasciato bella e gloriosa. [La lettera si trova nel libro IV dell'edizione Venezia, Ciotti, 1604, il che la attesta tra il 1601 e il 1604; la residenza monastica di Grillo a Subiaco è attestata dal 1599 al 1602, quindi si evince che la lettera sia stata scritta tra il 1601 e il 1602]. [Pubblicata anche in Bartolomeo Zucchi, 'L'idea del segretario', vol. IV, Venezia, Dusinelli, 1614, pp. 153-154]. [Argomento, soprascritto alla lettera da Pietro Petracci: "Con bellissime ragioni politiche, et cristiane poi, conforta il suo Cugino."] |
Fonte o bibliografia |
Angelo Grillo, Lettere, vol. I, Quarta impressione, Venezia, Ciotti, 1616, p. 40, Consolazione |
Compilatore |
Carlini Serena |
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