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Mittente |
Tolomei Claudio |
Destinatario |
Grimaldi Giovambattista |
Data |
26/7/1543 |
Tipo data |
effettiva |
Luogo di partenza |
Roma |
Luogo di arrivo |
[Genova] |
Incipit |
Io fui hiersera a cenare in Treio al giardino di messer Agapito Bellomo |
Contenuto e note |
Tolomei scrive all'amico Grimaldi di una cena tenuta a casa di Agapito Bellomo. E fa principalmente tre considerazioni. Dapprima, avendo potuto ammirare le fontane del giardino, loda l'opera di [Camillo] Agrippa a Roma. Poi elogia "l'ingegnoso aritifizio nuovamente ritrovato di far le fonti" e [anticipa sorprendentemente alcune tematiche barocche, dalla competizione fra Arte e Natura alla descrizione in uno stile ricco di metafore degli zampilli dell'acqua. (Cita anche Zoroastro in greco: forse intendeva citare gli ?Oracoli Caldaici?, nel Rinascimento erroneamente attribuiti al leggendario mistico iranico?)] Infine dà spazio a una piccola digressione sui "conviti", lodando, sulla scorta di [Marco Tullio] Cicerone, il nome latino di "convito" rispetto al greco "simposio". Cita poi "quel filosofo Platonico", secondo cui il "convito honesto è cagion di molti buoni effetti". E cita anche [Marco Terenzio] Varrone perché "nel vero convito non dev'essere minor numero di quel de le Grazie, né maggior di quel de le Muse" [indicando perciò da tre a nove il numero adatto di convitati]. Riporta inoltre il gioco di parole di un certo "messer Angelo" su Apollo e Lucullo [quest'ultimo nella sua sfarzosa casa aveva una sala di nome Apollo, nella quale, per rimanere in tema di conviti, ospitò Cicerone e Pompeo (episodio narrato nelle ?Vite Parallele? di Plutarco)]. |
Fonte o bibliografia |
Claudio, Tolomei, De le lettere di messer Claudio Tolomei libri sette con una breve dichiarazione in fine di tutto l’ordin de l’ortografia di questa opera, Venezia, Gabriel Giolito de Ferrari, 1547, c. 31r |
Compilatore |
Carlessi Mario |
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