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Mittente |
Tesauro Emanuele |
Destinatario |
Savoia Carlo Emanuele II di |
Data |
22/11/1674 |
Tipo data |
Effettiva |
Luogo di partenza |
[Torino] |
Luogo di arrivo |
[Torino] |
Incipit |
Benché a me non convenga d’ingerirmi nella corte |
Contenuto e note |
Emanuele Tesauro scrive a Carlo Emanuele II di Savoia, ricordando il privilegio concessogli di possedere parte del feudo di Salmour [di eredità paterna, ma a cui aveva rinunciato con l’ingresso nell’ordine dei Gesuiti], nonostante il suo statuto civile di chierico, e la promessa che aveva fatto di servire e proteggere in ogni modo e fino alla fine dei suoi giorni l’interesse del sovrano. Chiede, dunque, se sia cosa gradita la pubblicazione di “una [sua] riflessione gran tempo fa” abbozzata e “ora posta in iscritto” sui disastrosi esiti, a livello di ordine sociale, che le satire e le pasquinate contro i rappresentanti del governo inevitabilmente portano [la Doglio ipotizza, nelle note all’edizione segnalata nel campo Fonte, che Tesauro si riferisca agli inediti ‘Fasti bugiardi del Marchese di Pianezza’, pubblicati ivi, pp. 123-126]. L’occasione è un “calunnioso e infamatorio libello contra a’ principali ministri” di Carlo Emanuele, appena uscito [ne accenna lo storico Gaudenzio Claretta, facendo riferimento alle invidie di corte nei confronti del ministro delle finanze Giovan Battista Truchi; cfr. la nota della Doglio]: quella di Tesauro non sarebbe una replica al libello, che non ha neanche letto, ma una riflessione di carattere generale sul “precipizio” in cui rischia di cadere lo Stato per colpa della cattiva fama diffusa da simili satire, come già rischiò di avvenire sotto il governo di Vittorio [Amedeo I di Savoia, che nel 1634 censurò violentemente un libello contro la nobiltà di corte, dapprima attribuito a Tesauro medesimo, poi riconosciuto come opera di Valeriano Castiglione; così le annotazioni della Doglio]. Lascia dunque all’arbitrio del sovrano la pubblicazione di tale memoria, che altrimenti resterebbe sommersa “nel fiume dell’oblivione”. [La lettera è scritta “da casa”, probabilmente da Torino]. |
Fonte o bibliografia |
Emanuele Tesauro, ‘Scritti’, a cura di Maria Luisa Doglio, Alessandria, Edizioni dell’Orso, 2004, pp. 156-157, lettera 13. |
Compilatore |
Cutrì Maicol |
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