Mittente Loredano Giovan Francesco Destinatario Aprosio Angelico
Data 25/10/1659 Tipo data effettiva
Luogo di partenza Venezia Luogo di arrivo
Incipit Alla lunga e gentilissima lettera di Vostra Signoria rispondo più col cuore
Contenuto e note Tutto preso dalle pubbliche occupazioni, Loredano si descrive simile “alle navi de’ geroglifici dell’Egitto, che navigavano contro acqua e contro vento”. Egli consegnerà al corriere di Bologna, “overo al Lanù” [lo stampatore La Nou], [destinate all’Aprosio], il rimanente delle sue proprie opere ivi comprese quelle senza il suo nome. Informa quindi l’Aprosio della morte di [Nicolò] Crasso, di [Marco Antonio] Romiti, di mons. [Baldassare] Bonifacio, e di un Alessi [?]. [Maiolino] Bisaccioni, “carico d’anni e d’applausi”, è invece sempre impegnato in traduzioni dal francese in italiano. Include una lettera per l’Aprosio a quest’ultimo scritta dal sig. [Leonardo] Querini (Quirini). Loredano afferma poi che dalle sue parti non si son ancora viste le ‘Lettere’ di [Tommaso] Stigliani [Roma, 1651] né la sua ‘Grammatica’ ['Arte del verso italiano', Roma 1658] e aggiunge: “Non è verisimile il credere che l’L voglia dire Loredano, mentre già mai ho parlato di lui in simil proposito”. Se l’Aprosio condurrà a termine la ‘Polenthea [sic: Polianthea] italiana’, questa potrà essere stampata dai Guerigli e da altri. Loredano passa dunque all’Aprosio i ringraziamenti di suo figlio [Antonio Loredano] al quale padre Angelico ha dedicato un ‘grillo’ della sua ‘Grillaia’ [avrà il n. 39 nella futura stampa dell’opera: Napoli, 1668], ma non ha ancora ricevuto un foglietto accennatogli dall’Aprosio. Loredano aggiunge di non aver notizie del Vero [Giovan Battista Vero]: sa solo che, al presente, questi esercita l’attività di pedante, ma dove non sa. Potrebbe far scrivere in proposito, ma le sue occupazioni gli “rubbano le private sodisfattioni”. Afferma, nel postscriptum, di non aver avuto dall’Aprosio cenno dell’avvenuto ricevimento delle proprie lettere, e conclude dicendo d’aver appena ricevuto da Bologna quel foglietto, di cui sopra, dal quale apprende con gioia quale onore sta presentemente preparando l’Aprosio per sé e suo figlio [Antonio], e se ne sente obbligato.
Fonte o bibliografia G. L. Bruzzone, L’amicizia fra due letterati seicenteschi: Gio Francesco Loredano e P. Angelico Aprosio, “Atti dell’Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti”, CLIII (1994-1995), pp. 373-74 (lettera XXXIV). Fonte manoscritta: Genova, Biblioteca Universitaria, ms. E.V.19, Lettere del famosissimo Loredano al P. Fra Angelico Aprosio Agostiniano
Compilatore Giulietti Renato
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