Mittente Del Monte Giovanni Maria; Cervini degli Spannocchi Marcello Destinatario Della Casa Giovanni
Data 22/2/1547 Tipo data effettiva
Luogo di partenza Trento Luogo di arrivo Venezia
Incipit Havemo preso grandissimo dispiacer de intender per la lettera di Vostra Signoria Reverenda
Contenuto e note I legati pontifici al Concilio di Trento, Giovanni Maria Del Monte [futuro papa Giulio III] e Marcello Cervini [futuro papa Marcello II], hanno ricevuto la lettera del nunzio, Giovanni Della Casa, dell'11 [febbraio 1547; in realtà qui si tratta della missiva del 12 febbraio: "Sono avisato da Roma che Sua Beatitudine ha ordinato che siano portati"]. Si dichiarano dispiaciuti del fatto che Della Casa non abbia ancora ricevuto i quattrocento scudi: [si riferisce al prestito di mille scudi elargito dal nunzio ai legati. Del Monte e Cervini con la lettera "Venendo il nostro messer Ludovico, non occorre che facciamo lunga lettera" avevano comunicato a Della Casa la restituzione di una prima parte della somma, vedi Giovanni Della Casa, Corrispondenza con i legati al Concilio di Trento, edizione e commento a cura di Monica Marchi, Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 2020, lettere 75, 76, 79, 81, 87, 94, 104, 180 e 193]. I legati sostengono che "Giovan Maria Gionti" [Giovanni Maria Giunti] ha già disposto il pagamento a favore del nunzio in presenza di Alessandro Alberti e che a Trento non hanno mai ricevuto il denaro, né tramite "Matthiolo" [forse il nipote di Matteo Gherardi, menzionato nelle lettere "Per rispondere a quanto Vostra Signoria Reverenda scrive per la sua d’i XXI" e "Sono avisato da Roma che Sua Beatitudine ha ordinato che siano portati" come 'Matteuccio'], né altri. I legati spiegano poi a Della Casa che il prestito è servito per pagare le sovvenzioni dei vescovi che si trovano al Concilio: non avendo ricevuto la somma da Roma, hanno pensato di chiedere il prestito a qualche "amico et amorevole di Nostro Signore" [Paolo III, al secolo Alessandro Farnese]. Riguardo al 'Decreto sulla Giustificazione' i legati approvano che venga stampato a Venezia, a patto che sia corretto in ogni sua parte – titolo compreso – e che la pubblicazione non avvenga né a nome del nunzio, né del Concilio. [Della Casa era infatti incaricato della stampa dei decreti conciliari a Venezia, al riguardo vedi: "Venendo il nostro messer Ludovico, non occorre che facciamo lunga lettera"]. Nel poscritto si dà riscontro della ricezione di due lettere del nunzio del 17 [febbraio 1547]. Nella prima confermava l'arrivo dei quattrocento scudi [incipit: "Io non havea saputo che i 400 scudi che le Signorie Vostre Reverendissime mi hanno fatto rimetter a conto"]. Con la seconda lettera [ovvero "Se le Signorie Vostre Reverendissime et Illustrissime haveranno spaccio per altro" che però è del 19 febbraio 1547] Della Casa aveva inviato una missiva per il "Signor Duca" [Ottavio Farnese], la quale verrà spedita dai legati alla prima occasione. Infine i legati confermano la morte del "Re d'Inghilterra" [Enrico VIII] e aggiungono che lo stesso giorno è mancata anche la "Regina d'i Romani" [Anna Jagellonica di Boemia e Ungheria, moglie di Ferdinando I d'Asburgo]. [La lettera è interamente di mano del segretario del Concilio, Angelo Massarelli, mentre la formula di saluto e le firme sono autografe dei legati (vedi Irene Tani, Nuove riflessioni sul codice Vat. lat. 14830, in c.s.)].
Fonte o bibliografia Giovanni Della Casa, Corrispondenza con i legati al Concilio di Trento, edizione e commento a cura di Monica Marchi, Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 2020, pp. 156-157 (nr. 78)
Compilatore Tani Irene
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