Mittente Farnese Alessandro Destinatario Della Casa Giovanni
Data 22/5/1546 Tipo data effettiva
Luogo di partenza Roma Luogo di arrivo Venezia
Incipit Per le mie ultime di XV scrissi a Vostra Signoria particolarmente sopra il svaligiamento
Contenuto e note Il cardinal Farnese ricorda a Giovanni Della casa la priorità che deve avere la causa riguardante il sequestro della merce del mercante di Ancona [Giovan Guardi, il suo carico di 22 casse di sapone era stato requisito: cfr. lettera del 15 maggio 1546, dal cardinal Farnese a Della Casa, in ms. Vat. Lat. 14831, cc. 231r-232v, incipit: “Anchora che Nostro Signore pensi per quello che si è scritto a Vostro Signore”] da parte di un capitano di fusta veneziano. Il mercante deve essere risarcito al più presto. Compito del Casa sarà convincere la Signoria a non prevaricare l’autorità e la libertà della Chiesa, badando a non menzionare gli accordi intercorsi a suo tempo tra Venezia e papa Julio [Giulio II], perché infastidiscono i governanti veneziani. Nostro Signore [Paolo III, nato Alessandro Farnese] non tollera simili prevaricazioni.
Il papa vuole che Francesco Strozzi [Francesco Maria di Soldo Strozzi, segretario dell’ambasciatore cesareo a Venezia, accusato di aver scritto il ‘Pasquino in estasi’, cfr. lettera del 20 marzo 1546, dal cardinal Farnese a Giovanni Della Casa, in ms. Vat. Lat. 14831, cc. 208r-209v, incipit: “Il Magnifico Orator Veneto ha fatto instantia a Nostro Signore”] venga estradato a Roma e Della Casa deve fare il possibile per ottenere ciò. In caso contrario il processo dovrà svolgersi a Venezia sotto il controllo del nunzio. Le prove inviategli dal Farnese sono più che sufficienti per confermare l’ipotesi che sia stato proprio lo Strozzi il traduttore del ‘Pasquillo in estasi’.
In merito alla causa contro il vescovo di Capodistria [Pietro Paolo Vergerio, denunciato per eresia nel dicembre 1544], il Casa dovrà ascoltare la difesa del Vergerio e poi velocemente dovrà spedirlo a Roma con le carte processuali, comprendenti accusa, difesa e dichiarazioni dei testimoni. La causa non può protrarsi ulteriormente ed è necessario arrivare ad una conclusione, sia in presenza di Monsignor Patriarcha di Aquilegia [Giovanni Grimani], sia del suo auditore [Vittore Puteolano, vicario del patriarca di Venezia, cfr. Anne Jacobson Schutte, ‘Pier Paolo Vergerio e la Riforma a Venezia, 1498-1549’, Roma, il Veltro, 1988] o con un delegato scelto dal nunzio [Giovanni Grimani non voleva prendere parte al processo e alla fine il Casa scelse il vicario Puteolano].
Bisogna inoltre che Della Casa presti la massima attenzione per tutto ciò che concerne la religione, dimostrando al doge veneziano con quanta diligenza la Chiesa si adoperi per tenere sotto controllo ed inquisire le varie sette di eretici ed eterodossi. Anche a Roma tutto ciò verrà ribadito al magnifico Imbasciatore [Giovanni Antonio Venier, ambasciatore veneziano a Roma dalla primavera del 1545].
Il cardinal Farnese, sapendo dell’incontro tra il Della Casa e il Signor Don Diego [Diego Hurtado de Mendoza, ambasciatore a Venezia di Carlo V dal 1539 al 1547] richiede che si facciano le migliori raccomandazioni e che per parte sua c’è la massima disponibilità a servire in ogni modo possibile Sua Maestà [l’imperatore Carlo V d’Asburgo].
Fonte o bibliografia Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, ms. Vat. Lat. 14831, cc. 233-234. Lettera orginale di mano di un segretario con firma autografa del Farnese. Sulla coperta sommario di mano di Erasmo Gemini, segretario di Della Casa. Parzialmente edita da Lorenzo, Campana, 'Monsignor Giovanni Della Casa e i suoi tempi', "Studi Storici", XVII, 1908, pp.160-161.
Compilatore Mantovani Anna
Torna all’elenco dei risultati