Mittente Farnese Alessandro Destinatario Della Casa Giovanni
Data 24/4/1546 Tipo data effettiva
Luogo di partenza Roma Luogo di arrivo Venezia
Incipit Il Magnifico Imbassatore Veneto ha di novo parlato con Nostro Signore sopra le Xme
Contenuto e note Il Magnifico Imbassatore veneto [Giovanni Antonio Venier, ambasciatore veneziano a Roma dalla primavera 1545] ha parlato con Nostro Signore [Paolo III, nato Alessandro Farenese] delle decime [la Signoria di Venezia ha richiesto al papa la concessione di due decime per la necessità di rafforzare le proprie difese, cfr. lettera del 20 marzo 1546, dal cardinal Farnese a Della Casa, in ms. Vat. Lat. 14831, cc. 208r -209v, incipit: “Il Magnifico Orator Veneto ha fatto instantia a Nostro Signore”] adducendo come motivazione, ancora una volta, il pericolo degli Escochi [popolazione originaria dei Balcani, dedita a razzie e pirateria nell’Adriatico]. L’ambasciatore Venier ha proposto di lasciare il tempo al Della Casa per verificare che la cifra di 44 mila ducati per far fronte agli Uscocchi non riguarda la spesa ordinaria della flotta veneziana, ma è spesa straordinaria. Paolo III attende quindi la verifica del nunzio ma è ben disposto verso Venezia, così come il cardinal Farnese che si è adoperato in ogni modo per favorire la Signoria.
I Signori Deputati [dell’Inquisizione romana] hanno altre prove contro Francesco Strozzi [Francesco Maria di Soldo Strozzi, segretario dell’ambasciatore cesareo a Venezia, accusato di aver tradotto il 'Pasquillus extaticus'; il papa ha richiesto il suo arresto a Venezia e spera di ottenerne l’estradizione per punirlo a Roma; cfr. lettera del 20 marzo 1546, dal cardinal Farnese a Giovanni Della Casa, in ms. Vat. Lat. 14831, cc. 208r-209v, incipit: “Il Magnifico Orator Veneto ha fatto instantia a Nostro Signore”]. Del suo arresto non vi sono nuove informazioni ma va tenuto sotto stretta sorveglianza dal Casa poiché non è ancora possibile estradarlo a Roma. Il cardinal Farnese darà istruzioni quanto prima su come procedere con lui e con Guido da Fano [Guido Giannetti, aderì alla Riforma e venne arrestato a Venezia per eresia; cfr. la già citata lettera del 20 marzo 1546 dal Farnese a Della Casa].
In merito al vescovo di Capodistria [Pietro Paolo Vergerio, denunciato per eresia nel dicembre 1544] a Roma si vuole sapere se monsignor Patriarca [Giovanni Grimani, patriarca di Aquileia] si sia deciso ad accettare l’incarico [il papa aveva assegnato a lui e al Della Casa il compito di svolgere il processo contro il Vergerio, ma Grimaldi non voleva prendervi parte, cfr. lettera del 3 aprile 1546, dal cardinal Farnese a Giovanni Della Casa, in ms. Vat. Lat. 14831, cc. 213r-214v, incipit: “Hieri che fu il primo concistoro dopo le ultime mie lettere”] perché proprio da Venezia erano giunte voci di sospetti sulla sua ortodossia, dal momento che aveva preso le difese di fra Bernardino Ochino [Bernardino Tommasini]. Nonostante sia molto difficile credere a queste accuse, soprattutto per il grande rispetto che si nutre per suo fratello, il Reverendissimo cardinal Grimani [Marino Grimani], il Casa deve esserne informato per l’importanza del processo contro il Vergerio [Della Casa, dopo aver indagato, era giunto alla conclusione che le voci fossero false, e che Giovanni Grimani fosse “bonissimo ecclesiastico e molto servitore di Nostro Signore”, cfr. lettera del 15 maggio 1546, da Giovanni Della Casa al cardinal Farnese, in ms. Vat. Lat. 14828, cc. 3v-5r, incipit: “Era parso un poco novo a questi Signori Illustrissimi lo scrivere a i Rettori”].
Il signor duca di Fiorenza [Cosimo I de’Medici] pentitosi del suo errore è venuto dal papa a fare penitenza, promettendo di reintegrare i frati di San Marco [Cosimo I nel 1545 aveva cacciato i frati domenicani dal convento in Firenze, per poi reinserirli dopo le invettive di Paolo III; aveva però bloccato le elemosine a loro dovute, cfr. lettera del 10 aprile 1546, dal cardinal Farnese a Della Casa, in ms. Vat. Lat. 14831, cc. 216r -217v, incipit: “Per la lettera di Vostra Signoria de IIJ di questo Nostro Signore ha inteso con piacere”]. Il papa l’ha quindi assolto.
Paolo III ha incaricato i chierici della Camera di porre fine alla causa riguardante il Magnifico messer Hieronimo Querino [Girolamo Querini, in causa per dei benefici con la Camera Apostolica, cfr. Claudia Berra, 'Le lettere di Giovanni Della Casa a Girolamo Querini', in 'Studi dedicati a Gennaro Barbarisi', a cura di Claudia Berra e Michele Mari, Milano, Cuem, 2007, p. 220], tanto caldamente raccomandata dal Casa.
Il papa esprime gratitudine nei confronti della Signoria di Venezia per aver imposto il divieto per tutti i sudditi di andare al soldo di altri Principi [cfr. ms. lettera del 27 marzo 1546, dal cardinal Farnese a Della Casa, in ms. Vat. Lat. 14831, cc.210r - 211v, incipit: “Scrissi a Vostra Signoria per le mie precedenti le difficultà che occorrevano a Nostro Signore”] a causa del timore per gli Inglesi [l’ambasciatore francese a Venezia, Jean de Monluc, aveva chiesto al papa che si vietasse ai sudditi nei domini della Chiesa di assoldare bande armate; Paolo III aveva poi ordinato al Casa di intercedere per lui affinché anche a Venezia si decidesse nello stesso modo, cfr. lettera del 27 marzo 1546, dal cardinal Farnese a Della Casa, in ms. Vat. Lat. 14831, cc. 210r-212v, incipit: “Scrissi a Vostra Signoria per le mie precedenti le difficultà che occorrevano a Nostro Signore”].
Fonte o bibliografia Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, ms. Vat. Lat. 14831, cc. 221-222. Lettera originale di mano di segretario con firma autografa del Farnese. Sulla coperta sommario di mano di Erasmo Gemini, segretario di Della Casa. Parzialmente edita da Lorenzo, Campana, 'Monsignor Giovanni Della Casa e i suoi tempi', "Studi Storici", XVII, 1908, p.159.
Compilatore Mantovani Anna
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