Mittente Farnese Alessandro Destinatario Della Casa Giovanni
Data 3/4/1546 Tipo data effettiva
Luogo di partenza Roma Luogo di arrivo Venezia
Incipit Hieri che fu il primo concistoro dopo le ultime mie lettere scritte a Vostra Signoria
Contenuto e note Il cardinal Farnese informa Della Casa che il giorno precedente [2 aprile] si è tenuto Concistoro ma Sua Santità [Paolo III, nato Alessandro Farnese] non ha proposto la questione delle decime [due, per rafforzare le difese contro eventuali attacchi turchi, cfr. Ms. Vat. Lat. 14831, lettera del 20 marzo 1546 e seguenti, cc. 208r -209v, dal cardinal Farnese a Giovanni Della Casa, incipit: “Il Magnifico Orator Veneto ha fatto instantia a Nostro Signore”] richieste da Venezia per mancanza di tempo.
Si ringrazia il Casa per la solerzia con cui si è occupato del problema della biada [a Trento c’era penuria di biada e grano e il nunzio dovette fare istanza alla Signoria per chiedere il passaggio degli approvvigionamenti sui suoi territori, cfr. Ms. Vat. Lat. 14831, lettera del 13 marzo 1546, cc. 206r-207v, dal cardinal Farnese a Giovanni Della Casa, incipit: “Li legati del Concilio scrivono da Trento che in quella Città si patisce assai”] nonostante le resistenze veneziane.
Il papa è soddisfatto del comportamento del nunzio in merito alla questione degli Inglesi [Paolo III aveva chiesto a Della Casa di intercedere presso la Signoria per vietare ai sudditi dei suoi domini di essere assoldati come mercenari, cfr. Ms. Vat. Lat. 14831, lettera del 27 marzo 1546, cc. 210r-212v, dal cardinal Farnese a Giovanni Della Casa, incipit: “Scrissi a Vostra Signoria per le mie precedenti le difficultà che occorrevano a Nostro Signore”] e gli si chiede di prestare sempre attenzione ai movimenti e agli affari svolti a Venezia dai Capitani pagati dall’Inghilterra.
Pare che il Concilio [di Trento] stia progredendo per il meglio e che avrà presto compimento.
A Venezia si è preso molto seriamente il giubileo e di ciò se ne compiace il papa.
A questa lettera il Farnese allega il breve che affida al Casa e al patriarca di Aquilegia [Giovanni Grimani, patriarca di Aquileia] la causa contro il vescovo Vergerio [Pietro Paolo Vergerio, denunciato per eresia nel dicembre 1544, cfr. lettera del 2 gennaio 1546 dal cardinal Farnese a Della Casa, in ms. Vat. Lat. 14831, cc.185r-186v, incipit: “Per le ultime di Vostra Signoria che sono de 24 del passato si è inteso quanto Monsignor di Monluc”] così da rendere meno costoso e faticoso il processo, sia per il vescovo che per i testimoni. Unica raccomandazione: non rendere noti i nomi né dei testimoni che hanno già deposto, né di quelli che depositeranno le loro testimonianze. Ciò per evitare ulteriori screzi tra il Vergerio e i suoi diocesani. Il Farnese consiglia al nunzio di controllare di persona, oppure tramite il suo Auditore [Gherardo Busdraghi, auditore dal 1544 al 1549] o il suo Notario [Girolamo Taddei, cfr. Amadio Ronchini, ‘Lettere d’uomini illustri conservate in Parma nel R. Archivio dello Stato’, Parma, Reale tipografia, 1853, p.146] la cassa contenente le scritture requisite [libri e carte sequestrate al Vergerio perché ritenute eretiche e compromettenti] al vescovo. Al suo interno potrebbero trovarsi informazioni utili allo svolgimento del processo che dovranno essere comunicate subito al giudice suo collega [il patriarca di Aquileia, Giovanni Grimani].
Fonte o bibliografia Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, ms. Vat. Lat. 14831, cc. 213-214. Lettera originale di mano di segretario con firma autografa del Farnese. Sulla coperta sommario di mano di Erasmo Gemini, segretario di Della Casa. Parzialmente edita da Lorenzo, Campana, 'Monsignor Giovanni Della Casa e i suoi tempi', "Studi Storici", XVII, 1908, pp. 183-184.
Compilatore Mantovani Anna
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