Mittente Farnese Alessandro Destinatario Della Casa Giovanni
Data 9/7/1547 Tipo data Effettiva
Luogo di partenza Roma Luogo di arrivo Venezia
Incipit Li offitij che Vostra Signoria avvisa per la sua de IJ di questo haver fatti così col Signor Duca d’Urbino
Contenuto e note Nella lettera del 2 [luglio] Della Casa riferiva al Farnese i suoi uffici svolti con il Duca d’Urbino [Guidobaldo II della Rovere] circa il matrimonio [con Vittoria Farnese], e quelli svolti con la Signoria per la gestione della questione inglese [la gestione dei rapporti tra Roma, Venezia e il Regno d’Inghilterra]: Nostro Signore [Paolo III, al secolo Alessandro Farnese] loda l’operato del nunzio, e lo invita a riferire a Guidobaldo II ogni novità. Il pontefice non lascerà Roma su consiglio dei medici, sia per la sua salute malferma, sia per pratica gestione da parte della Corte romana, sia per quanto detto dal nunzio. Riguardo alla copia di due lettere dell’eretico [Angelico da Crema, predicatore della chiesa di San Barnaba], dal momento che il suo caso intacca non solo questioni religiose, ma anche l’autorità della Signoria [veneziana], il Farnese riferisce di affidarsi al giudizio di quei Signori [Andrea Mocenigo, Pietro Pisani e Pietro Contarini, deputati dell’istituzione dei Tre Savi sopra l’eresia; cfr. Lorenzo Campana, ‘Monsignor Giovanni Della Casa e i suoi tempi’, in ‘Studi storici’, vol. XVI, 1907, p. 211], fermo restando che egli se ne occuperà da Roma, in collaborazione con il Monsignor Reverendissimo d’Augusta [Ottone di Waldburg]. Farnese riferisce a Della Casa circa le difficoltà che procurano gli Avogadori all’Eletto di Baffo [Giovanni Maria Pisauro] e al Vescovo di Parenzo [Giovanni Campeggi]; a tal proposito, si chiede al nunzio di esprimere il disappunto del papa, il quale si è già espresso in merito con il Magnifico Imbasciatore [Niccolò Da Ponte]. Riguardo al Campeggi, Paolo III ha saputo che è stato assegnato metà del castello Orsara [Orsera, in Croazia] a un cittadino di Parenzo senza prima aver interpellato il vescovo, fatto grave e illecito. Si chiede, così, a Della Casa di risolvere la causa per via ordinaria presso il tribunale locale, di modo che Campeggi si adegui alle decisioni prese, ma comunque non si veda sottratto questo possedimento, suo da 30 anni. Riguardo al Pisauro, il Magnifico Avogador Navagero [forse Bernardo Navagero, avogadore del comune] ha ordinato al vescovo di rinunciare alle proprie richieste nella causa contro l’Archidiacono di Bafo [personaggio di difficile identificazione], circa la quale sarà bene che Della Casa si informi tramite lo stesso vescovo Pisauro o alcuni dei suoi uomini, essendo una questione rilevante per gli interessi del nunzio e di Roma; di questo episodio, comunque, si è già informato, tramite memoriale, anche Da Ponte, il quale provvederà a scrivere a riguardo alla Signoria. Il Farnese conclude riferendo a Della Casa che la carta pergamena, inviata a Roma per l’evangelistario, non ha soddisfatto i miniatori; si richiede al nunzio di procurarne dell’altra che risponda alle caratteristiche richieste dal papa, elencate nell’allegato alla lettera.
Fonte o bibliografia Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, ms. Vat. Lat. 14832, cc. 69-70. Lettera originale di mano di un segretario, con firma autografa del Farnese. Busta (c. 70) con sommario di mano Erasmo Gemini, segretario di Giovanni Della Casa. Inedita.
Compilatore Mondelli Luca
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