Mittente Sforza di Santa Fiora Guido Ascanio Destinatario Della Casa Giovanni
Data 2/10/1546 Tipo data Effettiva
Luogo di partenza Civita Castellana Luogo di arrivo Venezia
Incipit La lettera di Vostra Signoria delli 25 del passato per contenere la maggior parte avvisi
Contenuto e note Il camerlengo Guido Ascanio Sforza di Santa Fiora riferisce al nunzio Giovanni Della Casa che la lettera di quest’ultimo del 25 [settembre] con gli avvisi è stata apprezzata da Nostro Signore [Paolo III, al secolo Alessandro Farnese] e, seppur non richieda una lunga risposta, viene solo ricordato al Casa di continuare a sollecitare i prelati affinché ritornino a Trento. Circa il pagamento del deposito, essendosene già trattato in lettere precedenti [cfr. lettera del Farnese a Della Casa del 30 agosto 1546, in ms. Vat. Lat. 14831, cc. 279-280; incipit: “Hebbi hiersera la lettera di Vostra Signoria de XXI con li avisi”], non occorre aggiungere altro, eccetto che il nunzio segua gli ordini dell’Illustrissimo legato [il cardinale Alessandro Farnese] nell’assecondare il volere dei ministri imperiali [i funzionari di Carlo V]. Il mittente ha inteso che il Casa è già preparato per la persecuzione degli eretici bresciani e, poiché è un problema che preme al pontefice, lo invita ad agire con zelo e a prestare aiuto al Reverendissimo Cornaro [Andrea Cornaro]. Sulla causa del canonicato di Giovanni Battista Canale [uomo della Curia romana in lite con il prevosto Averoldo per il possesso del canonicato di Brescia] il camerlengo risponde alla lettera del 4 [settembre] del Casa riportando il parere dei Reverendissimi [i cardinali del concistoro]. Per prima cosa bisogna appurare l’autenticità del privilegio, sul quale gli Illustrissimi Signori veneziani fanno molto affidamento, secondo cui le cause ecclesiastiche, in prima istanza, si devono valutare separatamente. Se anche così fosse, varrebbe soltanto per benefici e titoli di poco valore, quindi certamente non per quello in oggetto, che vale oltre 100 ducati; inoltre si devono escludere i curiali in generale perché non è corretto che per il solo fatto di abitare a Roma pretendano benefici ecclesiastici. La qual cosa, se venisse concessa a ogni cortigiano della corte di Roma, dovrebbe spettare innanzitutto agli stretti servitori del pontefice, tra cui Giovanni Battista Canale, che è sempre stato fedele non solo a Paolo III ma anche alla memoria di Clemente [Clemente VII]. Per questi motivi il papa vorrebbe che il nunzio si impegnasse in questa causa, non tanto per l’interesse del Canale, quanto per il danno che ne risulterebbe alla Corte romana se tollerasse una simile indecenza. Il Casa è perciò esortato ad agire con chi sarà necessario mettendo in primo piano la volontà del papa, il quale, d’accordo col Signor Ambasciatore [veneziano a Roma, Giovanni Antonio Venier], non può accettare che si minacci di bando il Canale qualora non rinunci alle sue pretese. Il camerlengo crede che l’ambasciatore abbia già scritto in proposito ai Signori veneziani, ma invita anche il nunzio a intervenire prontamente presso di loro.
Fonte o bibliografia Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, Vat. Lat. 14831, cc. 295-296. Lettera orginale di mano di un segretario con firma autografa del mittente. Sulla coperta sommario di mano di Erasmo Gemini, segretario di Della Casa. Edita parzialmente da Lorenzo Campana, Monsignor Giovanni Della Casa e i suoi tempi, "Studi storici", XVI, 1907, pp. 555-556.
Compilatore Romanzin Alessandro
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