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Mittente |
Sforza di Santa Fiora Guido Ascanio |
Destinatario |
Della Casa Giovanni |
Data |
21/8/1546 |
Tipo data |
Effettiva |
Luogo di partenza |
Roma |
Luogo di arrivo |
Venezia |
Incipit |
Hieri Nostro Signore in l’audientia che diede al Magnifico Imbassatore |
Contenuto e note |
Il camerlengo Guido Ascanio Sforza di Santa Fiora scrive al nunzio Giovanni Della Casa che nel colloquio del giorno precedente, Nostro Signore [Paolo III, al secolo Alessandro Farnese] ha espresso il suo risentimento con il Magnifico Imbassatore [veneziano a Roma, Giovanni Antonio Venier] nei confronti della causa di Ceneda [l’usurpazione da parte di Venezia della giurisdizione temporale ai danni di Marino Grimani] e della lettera degli avogadori, promettendo di fare il possibile per la conservazione della giurisdizione ecclesiastica. Sulla questione di Cypro [alcune accuse sulla diffusione di eresia a Cipro], la lettera dell’arcivescovo di Nicosia [Livio Podocataro] mandata dal nunzio era già stata inviata dallo stesso arcivescovo a Roma e anche al Reverendissimo Sfondrato [Francesco Sfondrato]. È stata scritta una risposta volta a dimostrare che le eresie di Cipro sono reali e se ne allega una copia a questa lettera [non presente]: l’arcivescovo dovrà prendere provvedimenti vedendo le resistenze che si fanno al suo Vicario [personaggio di difficile identificazione]. Viene inoltre mandato un breve al nunzio, da presentare all’Illustrissimo Dominio veneziano, per trattare un accordo in proposito. In lettere precedenti, riguardo a questo argomento, era stato detto al Casa di convincere la Signoria veneziana ad aiutare il commissario ecclesiastico che la Chiesa avrebbe mandato a Cipro, ma siccome non ne è ancora stato nominato alcuno, si pensa di utilizzare temporaneamente a questo scopo il vicario dell’arcivescovo di Nicosia, che pare essere uomo di salda fede e avere già cominciato una battaglia contro gli eretici, dando così tempo al Casa di trovare un accordo con l’arcivescovo e anche con l’Eletto di Papho [Giovanni Maria Pisauro]. Per ora non è necessario aggiungere altro su quanto concerne la bolla sestina, essendo più opportuno vedere quale direzione prenderà la faccenda. Attraverso lettere del XII [agosto] dalla corte Cesarea [la corte dell’imperatore Carlo V], si è venuto a sapere che il duca Ottavio [Farnese] vi è giunto all’XI [agosto] ed è stato ben accolto dall’imperatore, il quale confidava di muoversi al più presto contro i nemici. I sommari degli avvisi sono piaciuti al papa tanto che il Casa è esortato a continuare a inviarli. Il pontefice è partito quella stessa mattina per Tuscolano [Toscolano umbro], programmando il rientro per il lunedì successivo [26 agosto]. Il camerlengo spedisce l’indulgenza del papa per la pace pubblica e l’estirpazione delle eresie, affinché il nunzio la faccia pubblicare e renda partecipe il Dominio veneziano dei doni spirituali del vescovo di Roma. Monsignore Boldù [Gabriele Boldù], essendo succollettore delle decime, era stato esente dal pagamento delle stesse, perciò il Casa è pregato di fare in modo che sia mantenuto il medesimo privilegio. Il pontefice ha poi riconfermato l’abate di Sumago [Filippo Rois] nella succollettoria di Concordia e il nunzio dovrà avvertire che si lasci perseverare detto abate in questo compito. |
Fonte o bibliografia |
Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, Vat. Lat. 14831, cc. 273-274. Lettera originale di mano di un segretario con firma autografa del mittente. Sulla coperta sommario di mano di Erasmo Gemini, segretario di Della Casa. |
Compilatore |
Romanzin Alessandro |
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