Mittente Mascardi Agostino Destinatario Molza Camillo, conte
Data 2/1617 Tipo data Congetturale
Luogo di partenza Parma Luogo di arrivo [Modena]
Incipit Scrissi a Vostra Signoria con animo sì poco sereno, che, sì come mi dimenticai
Contenuto e note Scrisse al Conte non essendo sereno d'animo, così si è dimenticato di comunicargli di aver ricevuto una lettera dal Cardinale d'Este [Alessandro d'Este]. In questo modo è contravvenuto ai suoi obblighi. Chiede scusa al Conte, facendogli capire che è stata una disattenzione dovuta al suo stato d'animo poco tranquillo. Non vuole che il Conte si discolpi quando in realtà l'ha molto aiutato [si riferisce alla vicenda della stampa dell'orazione funebre per Francesco Gonzaga, 'Delle lodi dell'illustriss. & eccellentiss. sig. D. Francesco Gonzaga principe d'Imperio, e di Castiglione, &c. Oratione del p. Agostino Mascardi della Compagnia di Giesù. Recitata da lui nell'esequie celebrate in Castiglione del mese di novembre 1616', Modena, 1617; cfr. lettera del 11-11-1616 "Subito giunto a Parma, senza fermarmi punto partii" e successive]: non è stata colpa sua e il fatto che voglia prendersi colpe che non sono sue, fa sì che il Mascardi si senta ancora più in obbligo nei confronti del Conte. Mascardi non conosceva il Dottore N. [il revisore della stampa, non identificato], ma il fatto che lo avesse raccomandato il Duca [Cesare d'Este] gli aveva fatto credere (a torto) che non fosse incapace. Cita a tal proposito il detto "il peccato d'altrui, la pena mia" ['Aminta' di Torquato Tasso, Atto IV]. Ha deciso di ristampare in Toscana le tre orazioni [due delle orazioni sono quelle funebri per Bibiana von Pernstein e Francesco Gonzaga, per cui cfr. le lettere del 1616-1617; la terza orazione era stata pubblicata precedentemente: Delle lodi di madama serenissima D. Verginia de Medici d'Este, duchessa di Modona &c. oratione del M.R.P. Agostino Mascardi della Compagnia di Giesù. Recitata da lui nelle solenni esequie celebrate in Modona a 27. di febraio 1615, In Milano, appresso gl'her. di Pacifico Pontio, & Gio. Battista Piccaglia, 1615]. Purtroppo gli amici dovranno aspettare questa ristampa per leggere la sua ultima orazione [quella per Francesco Gonzaga, "assassinata" dallo stampatore Cassiani che ne procurò edizione scorrettissima] e lui aspetterà che la ristampa venga alla luce per far mostra della sua ambizione. Chiede l'opinione sincera del Conte sull'accoglienza a Modena dell'ultima orazione [quella per Francesco Gonzaga, inviata in alcune copie private da Mascardi], se sia ritenuta uguale o peggiore delle precedenti. Chiede al Conte quale sia l'opinione dell'Ambasciatore di Firenze [probabilmente Piero Guicciardini] e degli altri critici e intenditori. Chiede novità anche sul nuovo Predicatore del Duomo [non identificato]. Tramite Padre Ghelfucci [Capoleone Guelfucci, 1541-1600] ha mandato al Conte un dono, una radice marina [corallo], un dono per nulla prezioso o bello, però interessante. Si scusa se questo gesto è stato considerato spudorato dal Conte, in realtà è un semplice segno del grande affetto che il Mascardi prova nei suoi riguardi. Aspetta la risposta sempre per mezzo del Signor N. [non identificato: è presumibilmente il nobile genovese cui fare la sovraccoperta citato nella lettera del 10-1-1617, "Dalla lettera di Vostra Signoria comprendo ch'ella non ha ricevute due mie"] e con essa anche qualche compito al quale possa adempiere. Saluta il Conte, baciandogli le mani. [Nella lettera è presente solo l'indicazione dell'anno. Non è possibile congetturare il giorno ma in base alle lettere precedenti e successive si può ipotizzare il mese, ovvero febbraio].
Fonte o bibliografia Francesco Luigi Mannucci, La vita e le opere di Agostino Mascardi con appendici di lettere e altri scritti inediti e un saggio bibliografico, in "Atti della società ligure di storia patria", volume 42, 1908, Genova, (Tipografia della gioventù), lettera 20, pp. 411-412, (Biblioteca Nazionale di Firenze; segnato II, VII, 129).
Compilatore Lazzaroni Roberta
Torna all’elenco dei risultati