Mittente Cebà Ansaldo Destinatario Copia (Copio) Sara (Sarra)
Data 13/3/1621 Tipo data effettiva
Luogo di partenza Genova Luogo di arrivo Venezia
Incipit Cominciamo da quel, che più importa, Signora Sarra carissima.
Contenuto e note A suo agio più nel ruolo di padre che in quello di amoroso servitore di Sara, Cebà, lieto per la guarigione dell'amica da un malessere, sottolinea quanto anch'egli si senta fragile, al punto che è la sua stessa debolezza a impedirgli di essere l'innamorato e il poeta vigoroso che ella si aspetta. Disposto pertanto a venir incluso come uno fra i tanti nel novero dei devoti di Sara - l'affetto, del resto, è l'unico bene che, se condiviso, si moltiplica - Cebà cede il compito di tesserne le lodi in rima all'organista Giacomo Rosa, che ritiene fine conoscitore della musica anche di Parnaso. Esprime poi qualche dubbio sull'efficacia che alcuni suoi libri, mandati a Sara, potranno avere su di lei, poco incline ad apprendere, quantomeno in ambito religioso, e all'opposto fiera di una costanza, in tal senso, che agli occhi di Ansaldo equivale a rischiosa pertinacia, visto che la tiene lontana dalla parola di Cristo. Infine, Cebà chiede alla sua interlocutrice veneziana che gli auguri non salute e nemmeno una lunga vita, bensì una rassegnata pazienza al volere di Dio.
Fonte o bibliografia Lettere d'Ansaldo Cebà scritte a Sarra Copia e dedicate a Marc'Antonio Doria. In Genova, Per Giuseppe Pavoni, MDCXXIII, pp. 109-111.
Compilatore Favaro Francesca
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