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Mittente |
Cebà Ansaldo |
Destinatario |
Copia (Copio) Sara (Sarra) |
Data |
9/1/1621 |
Tipo data |
effettiva |
Luogo di partenza |
Genova |
Luogo di arrivo |
Venezia |
Incipit |
Per mia fè, Signora Sarra, che s'io non fossi Christiano, e canuto |
Contenuto e note |
Colpito dalle dolci parole giuntegli da Venezia, Cebà non può non riprendere lo scambio epistolare di cui aveva invece annunciato la cessazione, ed è pronto a scrivere a Sara quanto e come ella desidera. Adduce motivi di salute per giustificare un'eventuale rarefarsi delle sue missive; la lontananza, comunque, gli consente di amare Sara secondo la legge della ragione e non del senso, acuendo al contempo la purezza del suo vagheggiarla. A colei che giudica una graziosa padrona Ansaldo non dà adesso il nome di figlia: prossimo alla morte, un padre cristiano, infatti, non riesce ad accettare l'idea che la propria progenie, destinata a restare nel mondo, non sia cristiana a sua volta. |
Fonte o bibliografia |
Lettere d'Ansaldo Cebà scritte a Sarra Copia e dedicate a Marc'Antonio Doria. In Genova, Per Giuseppe Pavoni, MDCXXIII, pp. 106-108. |
Compilatore |
Favaro Francesca |
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