Mittente Cebà Ansaldo Destinatario Copia (Copio) Sara (Sarra)
Data 29/8/1620 Tipo data effettiva
Luogo di partenza Genova Luogo di arrivo Venezia
Incipit Voi abbondate di galanterie, e io di miserie, Signora Sarra
Contenuto e note Dopo aver mostrato meraviglia per il mancato cenno, da parte di Sara, alle lettere da lui speditele i giorni 19 e 22 agosto, Cebà fa riferimento a quanto dichiarato dalla sua corrispondente in una recente missiva - ossia di essersi sentita sempre in qualche modo insoddisfatta, manchevole, prima del carteggio con Ansaldo - per obiettare che ciò non gli pare corrispondere al vero: la donna, infatti, non segue i suoi consigli, così da poter giungere alla sola vita autentica, donata dalla fede in Cristo e, pur dicendosi pronta a morire per Cebà, risulta invece dispostissima a vivere per sé, a proprio modo. Nella seconda parte della missiva il genovese trae spunto dal sonetto scritto per lui da Sara (del quale però non viene riportato il testo), in cui ella sostiene di essere povera senza le lettere di lui: galantemente, Cebà nega l'esistenza in Sara di qualsiasi difetto ma confessa il disagio - per altro assai pesante - determinato dalla sua ostinazione nel resistere all'idea di farsi cristiana; a paragone di tali tenebre, quelle in cui si trova avvolto Cebà sono poca cosa.
Fonte o bibliografia Lettere d'Ansaldo Cebà scritte a Sarra Copia e dedicate a Marc'Antonio Doria. In Genova, Per Giuseppe Pavoni, MDCXXIII, pp. 93-94.
Compilatore Favaro Francesca
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