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Mittente |
Siri Vittorio (Vittorino) |
Destinatario |
Castiglione Valeriano |
Data |
22/8/1643 |
Tipo data |
effettiva |
Luogo di partenza |
Venezia |
Luogo di arrivo |
[Torino] |
Incipit |
Conforme l'ordine che mi prescrive nella gentilissima sua del 28 scorso |
Contenuto e note |
Come Castiglione aveva chiesto con lettera del 28 [luglio 1643], recapitatagli ormai da otto giorni dal “signor [Giovan Francesco] Loredano”, Siri avvisa di aver dato per lui “al Gueriglio” [ossia al libraio piemontese Guerillo] una copia del “libro dello Scudo ed asta” [Vittorio Siri, ‘Lo scudo e l’asta del soldato monferrino, impugnati alla difesa del suo politico sistema’, pubblicato con falso dato di stampa ma, in realtà, Venezia 1641]. Sperava di potergli inviare anche i primi fogli stampati “del Mercurio” [Vittorio Siri, ‘Il Mercurio, overo historia de’ correnti tempi’, tomo I, poi edito a Venezia col falso dato Casale, della Casa, 1644], ma, benché siano due mesi da che l’opera è stata sottoposta ai revisori, la concessione della licenza di stampa incontra tuttora qualche difficoltà. Gli è stato anticipato che dovrebbe ottenerla, dal Collegio [dei Savi], entro la prima settimana di settembre [1643]. Se così non sarà, manderà il libro a stampare “subito oltre i monti, per poter poi attendere alla compositione d’altre opere”. L’ostacolo è dato da una frattura in seno al Collegio, parte del quale sostiene la posizione e la censura dell’inquisitore [Anselmo Oliva], che ha cassato più di venti fogli concernenti i negoziati di Parma con Roma [riguardo alla questione di Castro], mentre l’altra si conforma alle leggi e agli usi vigenti nella Repubblica di Venezia, per i quali “l’inquisitore non può ingerirsi nelle materie politiche o di costumi, ma nelle sole spettanti alla religione”. Domanda a Castiglione “sino a che tempo arriva la sua ‘Historia [della reggenza di Madama reale Christiana di Francia’, rimasta inedita, ma tràdita dal ms Torino, Archivio di Stato, Storia della Real Casa, 17, 3a] e se gli riesce voluminosa, e in qual forma e carattere la stampi”. Gli chiede anche il favore “d’una copia subito che sarà stampata”. Si professa pronto ai suoi comandi e si offre di introdurlo nella conversazione con “questo signor ambasciator di Francia” [Giovanni Battista Nani], ipotizzandolo possibile tramite per le loro future comunicazioni. Richiama anche la figura del “signor conte Benzi” quale conoscenza in comune. Informa Castiglione sulle novità dello scenario politico [nel quadro della cosiddetta prima guerra di Castro]. Evoca dunque i preparativi “de’ signori collegati” [ossia gli stati di Toscana, di Venezia e di Modena] per scacciare dal Polesine le forze pontificie, “il che non può seguire senza sangue”. Sottolinea la mediazione del cardinale [Alessandro] Bichi per raggiungere la pace, nonché l’ammorbidimento delle posizioni dei Barberini, ora pronti a restituire “tutti i beni al duca di Parma” [Odoardo I Farnese] e a cedere “all’istanze della regina [Anna d’Austria] di darli il perdono senza le consuete forme d’humiliationi”. Ma intuisce anche le inespresse ambizioni dei collegati, che senz’altro “aspirano a cose maggiori”. Rileva il quotidiano affluire di milizie “d’oltramontani”, poste sotto il comando veneziano, che perciò per ottobre potrà disporre sul campo di notevole armata. Annuncia che i fiorentini stringono Citerna e sono ormai padroni del “lago di Perugia” [cioè il Trasimeno]. Chiede infine a Castiglione analoghi aggiornamenti dal punto di prospettiva piemontese. |
Fonte o bibliografia |
Parma, Biblioteca Palatina, Epistolario Parmense, 141 |
Compilatore |
Ceriotti Luca |
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