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Mittente |
Anselmi Antonio |
Destinatario |
Dolce Lodovico |
Data |
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Tipo data |
assente |
Luogo di partenza |
Roma |
Luogo di arrivo |
[Venezia] |
Incipit |
Prima ch'io altra cosa dica, molto Magnifico Messer Lodovico Signor mio |
Contenuto e note |
Antonio Anselmi scrive a Lodovico Dolce, chiedendo scusa per non avergli mai scritto dopo l’arrivo a Roma. La colpa non è sua, ma non ha intenzione di presentare ragioni a tal proposito, invece si assume la responsabilità dell’errore, assicurando però che le mancate lettere non sono dovute né alla lontananza né ad un calo di affetto verso Dolce. Ora è libero dalle occupazioni legate alla morte del suo unico fratello e dagli impegni col “patron et Signore” [Pietro Bembo], quindi può mandargli la canzone che gli recitò nella bottega di Francesco Berrettaro, e la allega alla lettera [testo andato perduto]; chiede però a Dolce di non darne copia a nessuno fino a quando non la vedrà circolare liberamente “nelle mani d’altre persone”. Non sa cos’altro scrivere, essendo questa una lettera per salutare e per aprire la via alle successive [che non sono a noi pervenute]; spera di accogliere prima o poi Dolce a Roma, così potrà godere per qualche giorno delle bellezze della città. Prega Dolce di fargli avere qualche sua lettera, e Anselmi lo assicura che è l’amico che lo ama più di tutti. Aggiunge che [Jacopo] Marmitta ha saputo che stava per scrivere a Dolce, quindi ne ha approfittato per chiedergli di fare vari saluti, ai quali si accoda, spezzando così il silenzio dato dalla malattia che lo ha costretto “infermo nel letto”: a Pietro Aretino, Tiziano [Vecellio] e Federico Badoer, “et gli altri di mano in mano”. Quando Dolce vorrà scrivergli potrà dare le lettere “al Magnifico Messer Hieronymo Quirino il Negro” [Girolamo Quirini]. |
Fonte o bibliografia |
Lodovico Dolce, Lettere, a cura di Paolo Procaccioli, Manziana, Vecchiarelli, 2015, pp. 253-254 |
Compilatore |
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