Mittente Marmitta Jacopo Destinatario Dolce Lodovico
Data 1/8/1538 Tipo data effettiva
Luogo di partenza Parma Luogo di arrivo [Venezia]
Incipit Ecco ch'io vengo a gli inchiostri, eccomi all'epistole
Contenuto e note Giacomo (Jacopo) Marmitta scrive a Lodovico Dolce per comunicargli il suo passaggio dalla poesia alle lettere, seguendo l’esempio di [Pietro] Aretino. Non sa ancora che tipo di lettere scriverà, predilige però il tipo familiare, come fanno gli altri. Avvisa Dolce che è tornato, sano e salvo, nella sua patria [Parma]; “Dulcis amor patrie” come dice Pedante nella commedia di Dolce [all’epoca però Dolce non aveva pubblicato nessuna commedia; la prima è ‘Il Ragazzo’, 1541, con Pedante tra i protagonisti, ma questa battuta non c’è]. Si scusa con Dolce se in questa lettera sarà breve, ma dato che è tornato dopo molto tempo ha molte faccende da sbrigare, nonché svariati saluti e visite da fare a parenti e amici; inoltre il poco tempo passato dal suo arrivo non gli ha fatto avere nuove cose da raccontare. Quando invece sarà a Roma, dove ogni settimana non mancano i portalettere, scriverà di più. Vuole chiedere a Dolce di fargli un favore, per rendergli dolce il tempo passato lontano da lui; in questo momento, afferma, la sua anima vede solo amaro davanti a sé: la cortesia e le virtù di Dolce, le conversazioni e i ragionamenti con lui, di tutto questo ora è privo, perché la fortuna prima gli dà qualcosa di bello poi glielo toglie. Gli chiede quindi di addolcire questa sua amarezza: sa che Dolce lo farà perché è cortese e generoso dei frutti del suo intelletto; gli chiede poi di mandargli la sua Elegia “per questi Mercadanti nostri” prima della prossima luna di aprile, e si augura che l'amato Leucipo “sia sempre cortese di sé”. Si raccomanda infine a Dolce. Nel post scriptum chiede a Dolce di salutargli vari amici, soprattutto Agostino Spinelli; poi Gasparo e Paolo [Crivelli]; infine Francesco della Cecca e il “gran Berretaio” [Francesco Berrettaro]. Aggiunge infine il saluto ad Antonio Anselmi [segretario di Pietro Bembo], chiedendo a Dolce di toccargli la mano da parte sua. Chiede che gli venga mandata la nuova edizione delle ‘Prose’ [Pietro Bembo, ‘Prose della volgar lingua’, Venezia, Marcolini, 1538] del Monsignor [Pietro Bembo].
Fonte o bibliografia Lodovico Dolce, Lettere, a cura di Paolo Procaccioli, Manziana, Vecchiarelli, 2015, pp. 179-180
Compilatore Chiarolini Marco
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