Mittente Dolce Lodovico Destinatario Crivelli Paolo
Data 10/3/1545 Tipo data effettiva
Luogo di partenza Pieve (Piove) di Sacco Luogo di arrivo Venezia
Incipit Io haveva oltra lo essempio de gli antichi
Contenuto e note Lodovico Dolce scrive a Paolo Crivello (Crivelli) che ha l'esempio degli antichi, i quali scrivevano la commedia in versi, oltre a ciò la commedia è un poema, e i poemi sono in versi e non in prosa. Richiama la 'Poetica' di Aristotele, il quale divide "la facultà del Poeta" in commedia e tragedia. Lo stesso Dante chiama la sua opera 'Comedia', che comincia nel tormento e finisce in allegrezza, mentre l''Eneide' di Virgilio la chiama tragedia, dato che finisce con la morte di Turno. Chi ha scritto commedie in volgare lo ha fatto in prosa, "per la povertà della lingua", ma a Dolce pare una pazzia, tanto quanto andare in giro nudi per non poter vestire abiti di seta. Ludovico Ariosto nelle sue commedie ha usato il verso sdrucciolo, e per Dolce ha dato dignità alla commedia; verso simile a quello usato da Terenzio e altri antichi, ma il latino è più espressivo del volgare. Non vuole aggiungere altre ragioni per avvalorare la sua tesi, e si rimette poi al giudizio di "Triphon Gabriele" (Trifon Gabriele), uomo autorevole, il quale pensa che la commedia vada scritta in prosa. Dolce, non volendo fare come i discepoli "di quel Philosopho" [Pitagora] che, secondo Cicerone ['De natura deorum', I 5 10], usavano la formula "egli l'ha detto" ricorrendo all'autorità del maestro, spera invece di capirne le ragioni, essendo le parole di Trifone venerate come lo erano gli oracoli di Apollo. Dolce chiede però a Crivelli di non disturbare Trifone, e di far invece avere le sue considerazioni a Giolito; per il quadro del fratello Francesco [Crivelli] spera di vedere "belle attitudini" che imitano la natura, e non ornamenti vani, i quali piacciono agli ignoranti ma non sono adatti a dare a nessuno il nome di pittore; non vuole nemmeno vedere caratteristiche da "Pittore Vinitiano". Si chiede in effetti chi altri a Venezia sappia dipingere a parte Tiziano [Vecellio], che reputa un altro Michele Agnolo (Michelangelo) [Buonarroti]; sa che chiedendo il parere di Francesco egli risponderebbe nessuno, o quasi nessuno. Spera di essere a Venezia presto e quindi risponderà alle altre parti della lettera di Crivelli a voce. [Segue una parte relativa a preti e ad asini, ma la caduta del testo non permette di capire il riferimento ai primi e un possibile collegamento ai secondi]. Conclude chiedendo di salutargli Francesco [Crivelli] e gli altri amici.
Fonte o bibliografia Lodovico Dolce, Lettere, a cura di Paolo Procaccioli, Manziana, Vecchiarelli, 2015, pp. 92-94
Compilatore Chiarolini Marco
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