Mittente Dolce Lodovico Destinatario Crivelli Paolo
Data 22/2/1545 Tipo data effettiva
Luogo di partenza Pieve (Piove) di Sacco Luogo di arrivo Venezia
Incipit Prima, che io ceni, sfogherò con voi alquanto la colera
Contenuto e note Lodovico Dolce scrive a Paolo Crivelli per lamentarsi, avendo l'amico, con poco giudizio, fatto vedere a "Messer Triphone" [Trifon Gabriele], che non ha però fatto commenti (e secondo Dolce ha fatto bene), i tre sonetti mandati precedentemente [lettera del 16 febbraio 1545, 'M'è caro, che mi habbiate per huomo di quel gran giudicio']. Gli chiede di temperare l'affetto che prova verso di lui, e di non far vedere gli scritti che gli manda a "huomini di tanto giudicio", essendo giudici troppo severi non conoscendo le difficoltà dello scrivere bene. Scrive questo prima di leggere l'altra lettera che Crivelli gli ha mandato [lettera di Anton Francesco Doni, nota come 'Diceria della chiave']. A spingerlo a mostrare i sonetti al Trifone è stato, per Dolce, il desiderio di Crivelli di sentire il biasimo che meritavano, biasimo che merita quindi Crivelli per aver annoiato "quell'huomo Divino" con le inezie scritte da Dolce; spera di non aver annoiato anche Bernardin Daniello, che li ha recitati. Dolce non ha intenzione di scrivere quel che Crivelli gli chiede [esempi per fargli capire perché è più difficile trovare il ritmo della prosa che dei versi], per non rischiare che Trifone lo legga e lo pensi ignorante, o non in grado di scrivere su di una materia così importante. Consiglia a Crivelli, la prossima volta che va da Trifone, di leggergli qualcosa di perfetto e spirituale, per non perdere il contatto illustre. Non vuole più parlare dell'amico [non identificabile] di Crivelli, il quale non potrà lamentarsi che le lettere che manda a Dolce non gli siano carissime dato che a Dolce costano "di portatura soldi quattro, et di tutte le altre uno", e non insisterà più a richiedere quello che ha richiesto più volte, visto che né quell'uomo né Crivelli, sul quale più contava, sono riusciti a farglielo riavere. Avvisa Crivelli di aspettare otto giorni a rispondere, perché farà un viaggio a cavallo verso Vicenza; lo informa anche che la seconda lettera [la 'Diceria della chiave' di Doni] non è arrivata con Nicolò Gabriele ma con un portalettere quattro giorni dopo la partenza della lettera. Non è ancora arrivato invece "quel galant'huomo" che per Crivelli doveva arrivare da Dolce il giorno dopo la partenza della lettera, a fargli rapporto di quell'opera fatta in suo servizio, ma non se ne stupisce. Conclude chiedendo di essere raccomandato a Francesco [Crivelli].
Fonte o bibliografia Lodovico Dolce, Lettere, a cura di Paolo Procaccioli, Manziana, Vecchiarelli, 2015, pp. 88-89
Compilatore Chiarolini Marco
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