Mittente Dolce Lodovico Destinatario Aretino Pietro
Data 18/6/1537 Tipo data effettiva
Luogo di partenza Piove di Sacco Luogo di arrivo [Venezia]
Incipit Il giorno apunto che io ebbi la bella e dotta lettera
Contenuto e note Lodovico Dolce scrive a Pietro Aretino, "Compare onorandissimo" [per spiegare il comparatico si potrebbe ipotizzare che Dolce figurasse nella lista dei padrini della figlia di Pietro, Adria, nata nel '37, non avendo notizia di suoi figli], che il giorno stesso in cui ha ricevuto la lettera dell'Aretino in risposta ad un dubbio "che io v'adimandai" è salito su una barchetta e si è allontanato da Venezia, giungendo a Piove di Sacco, "discosto da Padova dieci miglia", per placare le infermità e le passioni che "la crudeltà di troppo cara e amata cosa" gli portano, sperando che allontanarsi dalla causa alleggerisca le pene. Ma avviene tutto il contrario, e il volto di lei "che io sopra tutte le cose amo" come fosse un ritratto di Tiziano [Vecellio], amico dell'Aretino, volto che il cuore contempla con gli occhi dell'animo, fa sembrare tutto il resto, per quanto bello sia, anche se illustrato da Petrarca, un deserto [citando 'Rerum vulgarium fragmenta', 310 14 e 303 5]. Solo la forza delle opere di Aretino lo distrae da quel pensiero, senza le quali "non sarebbe oggimai bastevole il vigor delle membra a sostenere lo interno dolore dell'anima" dato che "Amor m'ha concio male". Il rimedio è uno solo ed è il potere dell'inchiostro e della penna, che hanno potere "d'occider gli uomini, e di tornargli in vita"; nessun effetto gli hanno fatto i consigli di Ovidio [dei 'Remedia Amoris'], ma una breve lettera dell'Aretino potrebbe invece aiutarlo molto, dato che la sua opera è come quella di un medico che toglie le infermità dell'animo; pertanto, se vorrà scrivergli, renderà più grande e lodevole la sua cortesia di quanto sia stata nelle volte precedenti. Si dichiara poi nudo di quei doni di cui i cieli a lui "si mostrarono senza fine liberali", e aggiunge che la generosità, nata dall'animo puro, che Aretino userà per rispondere alla sua richiesta non sarà quel tipo di generosità usata per avere in cambio il doppio in usura, ma garantirà al destinatario la possibilità di prendere ciò che è d'altri, come scrive il "Nipote di Plinio" [Plinio il Giovane, 'Epistularum Libri', 9 30 2]. Spera infatti, figurando negli scritti di Aretino, di ottenere al proprio nome l'immortalità.
Fonte o bibliografia Lodovico Dolce, Lettere, a cura di Paolo Procaccioli, Manziana, Vecchiarelli, 2015, pp. 49-51
Compilatore Chiarolini Marco
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