Mittente Loredan Giovan Francesco Destinatario Miani Giovanni
Data Tipo data assente
Luogo di partenza Venezia Luogo di arrivo Candia
Incipit M'humilio alla benignità di Vostra Eccellenza non havendo parole per ringratiarla
Contenuto e note Il Loredan si dichiara onorato, poiché il suo “giuditio” è stato richiesto dal  prudente e virtuoso  Giovanni Miani, che non ha certo bisogno di mendicare “l’opinione degli altri”. Per obbedire alle “Leggi dell’ubbidienza”, superiori a quelle della modestia, lo scrivente ardirà di avanzare qualche proposta per un'impresa “sopra il Miglio”, promettendo di non dilungarsi troppo, perché le “occupationi” del destinatario non gli permettono “l’attendere a una lunga diceria”. “Gio. Giacomo Mazzone” [Giovan Iacopo Manzone, segretario di Giulia Gonzaga. Cfr. Scipione Ammirato, ‘Il Rota overo Delle Imprese’, Napoli,  Giovanni Maria Scotto, 1562, p. 198] aggiunse alla figura di Isabella d’Aragona, “che per Arma teneva il Miglio”, il motto “Barbarus has segetes?” [cfr. Virgilio, ‘Bucoliche’, I, v. 71], indicando in questo modo che il forestiero che pretendeva di sposarla non era degno di lei [scrive Scipione Ammirato: “Sapete, che la casa d’Aragona fa per antica impresa il Miglio; [...] Evvi ancor noto, come à questi giorni si diceva di volersi maritar la S. Donna Isabella d’Aragona in un signor forastiere. Il che dispiacendo forte alle persone dì spirito; vedendo tanta bellezza, e tanta virtù doversi perdere non che da questo regno; ma etiandio d’Italia; molti molte cose ne dicevano; quando il Manzone tratto da spirito poetico, tutto bizzarro, et alterato aggiunse al miglio queste parole. Barbarus has segetes? Verranno dunque in potere di un barbaro queste ricche biade, et questi bellissimi campi del nostro paese?”. Cfr. Scipione Ammirato, ‘Il Rota overo Delle Imprese’, cit., pp. 198-199]. “Non lontano da questo sentimento”, il Loredan direbbe [del miglio] “Rusticis non barbaris”, perché il destinatario “si arma” a favore dei “poveri”, non dei “Barbari”, proteggendo “l’Innocenza, non la tirannide”.  Anche il motto “Preservo e conservo” si addice al miglio, che conserva la vita di chi se ne ciba e permettere di preservare “dalla corruttione” ciò che in esso viene posto. Tra le proprietà di questo cereale c’è anche quella di durare “assai”, si potrebbe dunque dire “Neque mihi, neque aliis corruptio”. In relazione a quest’ultima proposta il destinatario consideri che l’esser “sottoposto a gli errori, e tenerne anche gli altri lontani” è motivo di vanto anche per un “Comandante”. I “Migli”, come gli uomini, sono perfezionati dalle avversità: gli uni dalla “Nebbia” e dai “Calighi”, gli altri dai “pericoli”. Il Loredan suggerisce quindi il motto “Ex adversis perfectio” o “Fructus ex adversis”.  Lo scrivente ribadisce che la missiva e le proposte in essa contenute nascono da una necessità di obbedienza, non certo dalla pretesa “di voler istruire” chi sa più di lui.
Fonte o bibliografia Giovan Francesco Loredan, Lettere del Sig. Gio: Francesco Loredano. Nobile Veneto. Divise in cinquanta Capi, e raccolte da Henrico Giblet, cavalier, Venezia, Guerigli, 1653, p. 437, 'Lettere di discorso'
Compilatore Pogliaghi Elettra
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