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Mittente |
Loredan Giovan Francesco |
Destinatario |
Paradisi Basilio |
Data |
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Tipo data |
assente |
Luogo di partenza |
[Venezia] |
Luogo di arrivo |
San Giorgio Maggiore [Venezia] |
Incipit |
Molte volte la confidenza si cangia in temerità. Del fallo diane pure la colpa all'Amore |
Contenuto e note |
Il Loredan dichiara di aver apportato alcune modifiche alla prima quartina di un sonetto di Basilio Paradisi, suo corrispondente [1614-1647, monaco benettino originario di Ravenna, insegnò Filosofia e Teologia nel monastero di San Giorgio Maggiore a Venezia, fu autore di una raccolta di poesie, 'Poesie liriche del sig.r D. Basilio Paradisi', Roma, Cavalli, 1647, comprendente però solo canzoni. Cfr. Pietro Paolo Ginanni, 'Memorie storico-critiche degli scrittori ravennati. Tomo secondo', Faenza, Archi, 1769]. Con una simile operazione il Loredan può aver commesso un "fallo" e aver dato prova di "temerità", ma di ciò va incolpato solo "Amore", che per farsi "ubbidire ciecamente" l'ha fatto "inciampare". La strofa suona infatti così: "Raddoppia, o bella bocca, a mille, a mille,/ Hor sommessi hor profondi, hora tenaci,/ Hora humidetti, i baci, hora mordaci,/ E risuonar faccian gli Antri, e le Ville". Lo scrivente se ne dice soddisfatto, ma potrebbe non aver incontrato il "genio" del Paradisi: i "gusti sono differenti", ma nel comporre versi ci si deve ricordare di "osservare le regole per piacere a' dotti". |
Fonte o bibliografia |
Giovan Francesco Loredan, Lettere del Sig. Gio: Francesco Loredano. Nobile Veneto. Divise in cinquantadue Capi, e raccolte da Henrico Giblet, cavalier, Venezia, Guerigli, 1653, p. 273, 'Lettere poetiche' |
Compilatore |
Pogliaghi Elettra |
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