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Mittente |
Loredan Giovan Francesco |
Destinatario |
Michiele (Michiel) Pietro |
Data |
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Tipo data |
assente |
Luogo di partenza |
Venezia |
Luogo di arrivo |
Vigodarzere |
Incipit |
La solitudine è veramente una bella cosa ma io vorrei meco un Amico |
Contenuto e note |
Un bene non è tale se non è "communicabile almeno con un Amico" e anche una "bella cosa" come la "Solitudine" ispira al Loredan il desiderio di avere con sé un amico con cui condividerla. La solitudine a cui pensa lo scrivente è una condizione che nutre gli dei e gli uomini "che trapassano l'humanità" e che può essere goduta anche in compagnia, come fecero [Gaio] Lelio e Scipione [Emiliano]. Il "Discorso della Solitudine" composto da Michiele potrebbe infatti acquisire una maggior efficacia persuasiva se il suo autore venisse "in persona" a condividere con il mittente la bontà di una condizione di cui ha saputo "così dottamente scrivere". [La missiva è anteriore al 1651, anno della morte di Pietro Michiele] |
Fonte o bibliografia |
Giovan Francesco Loredan, Lettere del Sig. Gio: Francesco Loredano. Nobile Veneto. Divise in cinquantadue Capi, e raccolte da Henrico Giblet, cavalier, Venezia, Guerigli, 1653, p. 440, 'Risposta a Lettere di discorso' |
Compilatore |
Pogliaghi Elettra |
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