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Mittente |
Rossi Ottavio |
Destinatario |
Fiorentini (Fiorentin) Francesco (Gianfrancesco) |
Data |
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Tipo data |
Assente |
Luogo di partenza |
Benaco [Lago di Garda] |
Luogo di arrivo |
Roma |
Incipit |
Io son tanto ben provisto di servitore che niente più |
Contenuto e note |
Ottavio Rossi si lamenta con Francesco (Gianfrancesco) Fiorentini (Fiorentin) di un servitore che ha deciso di congedare inaspettatamente. A tal proposito Rossi sostiene che i servitori meritano di "essere tenuti come schiavi incatenati e bastonati: perchè sono inimici domestici e più incurabili della gotta". Gli fa presente che questo screanzato non ha consegnato "né il libro di sorte alcuna né qual si voglia altra scrittura" [molto probabilmente Fiorentini aveva inviato un libro]. Dopo aver malamente criticato il servitore si compiace del fatto che Fiorentini soggiorni a Roma [città cara a Rossi] mentre egli si trova sul Benaco [lago di Garda] in solitudine e in meditazione, dove piange insieme alla sua musa [allude alla mancanza di ispirazione poetica]. A seguire gli dice che "non s'è stampato quel discorso perchè colui non lo merita" [non identificato]. Infine gli chiede il favore - così come Rossi ne ha sempre fatti al padre di Fiorentini [Lorenzo?] - di far recapitare una lettera al Signor Claudio [Rosa]; si congeda. |
Fonte o bibliografia |
Lettere del sig. Ottavio Rossi. Raccolte da Bartolomeo Fontana. Con gli argomenti, & nella tavola ridotte sotto a i loro capi. In Brescia per Bartolomeo fontana, 1621, pp. 76 - 77 |
Compilatore |
Marzullo Giacomo |
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