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Mittente |
Peranda Giovan Francesco |
Destinatario |
Riccardi Fabio |
Data |
11/1592 |
Tipo data |
congetturale |
Luogo di partenza |
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Luogo di arrivo |
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Incipit |
Non debbo offerir a Vostra Signoria Illustre le cose, che sono sue, perche mostrarei d'esserne io il Patrone |
Contenuto e note |
Giovan Francesco Peranda fa sapere al destinatario di aver già scritto a "Monsignor Reverendissimo di Sessa" [di Sessa Aurunca; si tratta di Alessandro Riccardi] che nonostante egli [il Peranda] sia subentrato "in questo servitio" allo stesso monsignore e a tutti i suoi fratelli, la loro autorità non sarebbe stata compromessa ma tutto ciò avrebbe comportato solo "una mutatione del Segretario". Aggiunge, poi, di aver supplicato Alessandro che riferisse anche a Fabio e a Lelio quanto affermato nella sopracitata lettera. Fiducioso nel fatto che i signori Riccardi crederanno alle sue parole e continueranno a ritenerlo loro servitore, il Peranda conclude informando di non aver ancora scritto al "Monsignor Reverendissimo di Bari" [Giulio Cesare Riccardi] dopo la partenza del Monsignore da Roma. Lettera databile a partire dal novembre del 1592. |
Fonte o bibliografia |
Giovan Francesco Peranda, Le lettere del signor Gio. Francesco Peranda divise in due parti, Venezia, Gio. Battista Ciotti, 1601, pp. 259-260 |
Compilatore |
Durastante Giada |
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