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Mittente |
Peranda Giovan Francesco |
Destinatario |
[Caetani] [Enrico], Cardinale e Legato [in Francia] |
Data |
16/12/1589 |
Tipo data |
effettiva |
Luogo di partenza |
Roma |
Luogo di arrivo |
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Incipit |
Ci siamo rimessi in speranza di poter far qualche cosa per l'ampliatione delle facultà di Vostra Signoria Illustrissima |
Contenuto e note |
Giovan Francesco Peranda ritorna sull'"ampliatione delle facultà" [materia di cui aveva già trattato nei giorni immediatamente precedenti; vd. lettere a Enrico Caetani del 10/12/1589 e del 15/12/1589] di Enrico Caetani e gli confessa di aver perso quasi le speranze nel momento in cui intese che monsignor Datario [Giovanni Evangelista Pallotta] aveva riscontrato delle difficoltà e per tale motivo lo aveva supplicato di non parlarne subito al papa [Sisto V]. Gli rivela di aver pensato a tutti i mezzi possibili per superare l'impasse ipotizzando che si potesse richiamare a loro favore l'esempio dei papi predecessori che avevano deciso di ampliare le facoltà ai propri Legati in Francia, in particolar modo a Carafa [Carlo], a Ferrara [Ippolito II d'Este], a Alessandrino [Michele Bonelli] e a Orsini [Flavio], così come ricorda lo stesso Peranda. Aggiunge, però, di aver subito ripensato a questi esempi che forse non potevano fare al caso loro dal momento che il cardinale Carafa e Alessandrino furono "nepoti di Papa" e le loro legazioni furono “miste”, così come l'esempio del cardinale di Ferrara che poteva non funzionare. Lo rassicura, tuttavia, del fatto che anche monsignor Santi Quattro [Giovanni Antonio Facchinetti, futuro Papa Innocenzo IX] ha appoggiato questo suo pensiero e con il Peranda ha concluso che l'esempio doveva restringersi solo all'Orsini, senza tralasciare le facoltà concesse a monsignor Moresini [Giovan Francesco]. Passa poi ad informarlo che monsignor Santa Severina [Alfonso Pisano] è riuscito a ragionare sulla questione delle facoltà prima con il Datario [Giovanni Evangelista Pallotta] e poi con lo stesso pontefice [Sisto V] ottenendo così "di poterne parlar in congregation con l'intervenimento del Signor Cardinal Datario" e comunicandogli che la congregazione si terrà il martedì seguente. Conclude avvisando che monsignor Pinelli [Domenico] è in possesso di alcune lettere del vescovo di Piacenza [Filippo Sega] e di monsignor Bianchetti [probabilmente Lorenzo] e scusandosi anticipatamente per la "tardanza" sebbene gli ricordi che si fa "tutto quel che si può per far presto". |
Fonte o bibliografia |
Giovan Francesco Peranda, Le lettere del signor Gio. Francesco Peranda divise in due parti, Venezia, Gio. Battista Ciotti, 1601, pp. 233-236 |
Compilatore |
Durastante Giada |
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