Mittente Peranda Giovan Francesco Destinatario [Caetani] [Camillo], Patriarca di Alessandria
Data 12/12/1589 Tipo data effettiva
Luogo di partenza Roma Luogo di arrivo
Incipit Le cose del Camerlengato non passano senza qualche disordine, et dubbito, che tuttavia passaranno di questo modo
Contenuto e note Giovan Francesco Peranda informa il destinatario che le cose relative al Camerlengato "non passano senza qualche disordine" [la questione viene affrontata anche in altre occasioni, vd. lettere a Enrico Caetani del 7/10/1589, del 17/10/1589 e del 15/11/1589] e ricorda che monsignor Giustiniani [Benedetto] gestisce tale officio come "Patrone". Menziona, poi, dei memoriali che dovrebbero giungere per mano di M. Antimo [Ambroni] e che sono distribuiti da un tale [del quale viene omesso il nome] il quale, "non sapendo ogni cosa", dà origine a diversi inconvenienti. Informa anche che la segnatura viene fatta senza l'assistenza dei ministri del Camerlengo e allude a prassi diverse diverse da quelle stabilite dal monsignor Camerlengo [dovrebbe riferirsi proprio ad Enrico Caetani dal momento che lo era diventato nel settembre del 1587] prima della sua partenza [per la Francia] come, ad esempio, la sottoscrizione "buona, et antica" che è stata mutata. Passa poi ad aggiornarlo del fatto che è stata avvertita prontamente una persona [di cui il Peranda omette il nome] "con quella reverentia, che è debita" [con tutta probabilità allude al fatto che tale persona è stata messa al corrente dei cambiamenti apportati] e che "ogni cosa si governa co'l parere di Tideo". Gli riporta anche la conversazione avuta con "il Cimino", Commissario [per conto del papa] in Romagna, il quale ha scritto al Peranda per informarlo che "li ministri della Provincia concedeno molte tratte di grano in pregiudicio del Camerlengo" e conclude giustificando la sua decisione di aver voluto mettere al corrente il proprio destinatario sulle cose che concernono "il servitio del Signor Cardinale Camerlengo" anche perché il Duca [Onorato Caetani] "ascolta, et esamina sufficientemente il fatto, ma conclude in ultimo, che non si possa fare altro dal canto nostro".
Fonte o bibliografia Giovan Francesco Peranda, Le lettere del signor Gio. Francesco Peranda divise in due parti, Venezia, Gio. Battista Ciotti, 1601, pp. 231-233
Compilatore Durastante Giada
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