Mittente Peranda Giovan Francesco Destinatario Riccardi Giulio Cesare
Data Tipo data assente
Luogo di partenza Luogo di arrivo
Incipit Non può essere, ne credo che Vostra Signoria m'invidij la mia quiete
Contenuto e note Giovan Francesco Peranda palesa la propria incredulità riguardo all'invidia, espressa dallo stesso Giulio Cesare Riccardi, della propria quiete e gli manifesta il suo amore e il suo affetto dichiarando che essi costituiscono una cosa sola.
Fonte o bibliografia Giovan Francesco Peranda, Le lettere del signor Gio. Francesco Peranda divise in due parti, Venezia, Gio. Battista Ciotti, 1601, p. 120
Compilatore Durastante Giada
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