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Mittente |
Peranda Giovan Francesco |
Destinatario |
Bellhomo (Bellomini) Carlo |
Data |
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Tipo data |
assente |
Luogo di partenza |
Roma |
Luogo di arrivo |
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Incipit |
Scrivo a Vostra Signoria in colera, ma non le toccarò precisamente le cause |
Contenuto e note |
Peranda dichiara di essere in collera ma di non poter raccontare tutti i dettagli della vicenda occorsa. Anticipa, però, che egli stesso, congiuntamente al signor "Capotio" [Francesco Capocci], sono rimasti alquanto scandalizzati riguardo al procedere del signor Fulvio sulla faccenda relativa ad un matrimonio, tanto da voler [lo stesso Peranda] licenziare il signor Cencio se "non ci fusse altro rispetto, che quello del Signor Fulvio". Dichiara, infatti, di non voler più trattare con quest'ultimo proprio per non generare altri problemi alla "Signora Pauola, e voi altri Signori", giacché non rispetta la parola data. Conclude esortando il destinatario a fargli recapitare l'ultima lettera che lo stesso Peranda gli inviò poiché "giovarà à trattener il Signor Vincenzo" e gli preannuncia che quando il lunedì seguente sarà a Cisterna, avranno modo di parlarne di persona. |
Fonte o bibliografia |
Giovan Francesco Peranda, Le lettere del signor Gio. Francesco Peranda divise in due parti, Venezia, Gio. Battista Ciotti, 1601, pp. 66-67 |
Compilatore |
Durastante Giada |
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