|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
Mittente |
Peranda Giovan Francesco |
Destinatario |
Riccardi Giulio Cesare |
Data |
|
Tipo data |
assente |
Luogo di partenza |
|
Luogo di arrivo |
|
Incipit |
Le lettere, che io mando a Vostra Signoria, vennero qua Lunedì |
Contenuto e note |
Peranda fa riferimento a delle lettere inviate e ricevute dalle quali ha evinto che "Monsignor Nuntio" si era risoluto di non scrivere né al Peranda stesso, né a "Monsignor Illustrissimo nostro di Sermoneta" [Nicola Caetani] e che della stessa opinione era anche Camillo [Caetani]. Allude inoltre ad un "negotio" del quale si è occupato assieme ad Abbate [Buccia] e dichiara di parlargliene non appena avranno modo di vedersi. Lo rassicura anticipandogli, però, che "le condition si trattaranno con ogni vantaggio per la parte di Vostra Signoria" e che, certamente, egli [Giulio Cesare Riccardi] acquisirà le giuste capacità per esercitare la professione di segretario. Conclude esortandolo a partire, giacché è del parere "che Dio benedetto chiami, e voglia Vostra Signoria in Venetia". |
Fonte o bibliografia |
Giovan Francesco Peranda, Le lettere del signor Gio. Francesco Peranda divise in due parti, Venezia, Gio. Battista Ciotti, 1601, pp. 60-62 |
Compilatore |
Durastante Giada |
|
vai al documento
|
|
|
|
Torna all’elenco dei risultati
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|