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Mittente |
Peranda Giovan Francesco |
Destinatario |
Riccardi Giulio Cesare |
Data |
5/1574 |
Tipo data |
congetturale |
Luogo di partenza |
[Roma] |
Luogo di arrivo |
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Incipit |
Che posso io dir a Vostra Signoria delle cose nostre |
Contenuto e note |
Peranda accenna alla morte del Monsignor di Pisa [dovrebbe trattarsi di Giovanni Ricci]. Egli, pertanto, condivide con il destinatario lo stesso stato d'animo dal momento che ne rimangono storditi e confusi, oltre che dispiaciuti. Segue una piccola riflessione sull'essere impreparati a questi tragici eventi, il che fa sì che non si riescano a gestire le avversità della vita, ed esorta l'interlocutore a farsi forza per andare avanti. Passa a rincuorarlo del fatto che la sua esclusione dal "Santo officio" non è stata dettata da una sua colpa [di Giulio Cesare Riccardi] e conclude affermando che le restanti cose gli verranno riferite quando Giulio Cesare sarà di ritorno a Roma. |
Fonte o bibliografia |
Giovan Francesco Peranda, Le lettere del signor Gio. Francesco Peranda divise in due parti, Venezia, Gio. Battista Ciotti, 1601, pp. 52-53 |
Compilatore |
Durastante Giada |
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