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Mittente |
Chiabrera Gabriello |
Destinatario |
Giustiniani Pier Giuseppe |
Data |
1636 |
Tipo data |
Congetturale |
Luogo di partenza |
Savona |
Luogo di arrivo |
[Genova] |
Incipit |
Viene Francesco Chiabrera; parlerà con Vostra Signoria per un negotio suo e mio da trattarsi in Palazzo |
Contenuto e note |
Comunica l'arrivo di Francesco Chiabrera, il quale parlerà al Giustiniani di alcuni affari da trattare nel Palazzo [di San Giorgio], dove Chiabrera spera che si trovi il Pallavicino [Agostino Pallavicino, che sarà doge nel 1637 dopo Giovan Francesco Brignole]. Chiede a Giustiniani di dargli un aiuto, affinché riescano ad intascare qualche centinaio di scudi. Hanno bisogno di undici voti [del Senato], perché l'eredità sia destinata a loro [cfr. Lettera del 28.1.1636 'Non scrivo a Vostra Signoria perché io sono creditore di una risposta, e perché non ho di che parlare']. Chiabrera non scrive per il troppo caldo e dimora in casa da dieci giorni, dove trascorre il tempo leggendo. Se Dio vorrà, quando verrà Zefiro [la primavera] avrà riscosso l'eredità, utile per i suoi, ma causa di noie per lui, anche se gli astrologi dicono che ne trarrà degli onori. [La datazione al 1636 è dovuta alla questione dell'eredità dibattuta nelle lettere fin dall'inizio di quell'anno; ed è antecedente alla lettera del 22.3.1636, dove si ribadisce l'allusione ad una votazione in Senato]. |
Fonte o bibliografia |
Gabriello Chiabrera, Lettere, a c. di Simona Morando, Firenze, Olschki, 2003, num. 467 |
Compilatore |
Agliardi Silvia |
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