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Mittente |
Chiabrera Gabriello |
Destinatario |
Giustiniani Pier Giuseppe |
Data |
1635 |
Tipo data |
Congetturale |
Luogo di partenza |
Savona |
Luogo di arrivo |
[Genova] |
Incipit |
Ho ricevuto tutte le lettere di Vostra Signoria et a tutte ho risposto; per questa ultimamente venutami veggo |
Contenuto e note |
Dall'ultima lettera di Giustiniani, Chiabrera ha appreso che "quel buon huomo in Roma" non era ancora morto [Monsignor Francesco Errera, cfr. Lettera 447 del 1635, 'Rispondo; e quanto al Signor morto o moribondo di Roma duolmi delle speranze interrotte']. Se egli morendo non ha ricordato coloro ai quali in vita prometteva di portare giovamento, allora non aveva fede. Torna a parlare dell'orazione [cfr. la stessa Lettera 447]. Giustiniani ha chiesto a Chiabrera di andare a Genova, ma egli ne è appena partito e sta ancora lavorando ai suoi "fogli". Fosse per lui, starebbe anche due anni fuori di casa, per stampare alcune cose e per non starsene sempre tra gli afflitti. Già stava per andarsene, ma non poté partire, e ora non v'è occasione, perché gli Anziani di Savona non sono più inclini ad avere loro inviati in Genova. Giustiniani gli direbbe di andare a Genova "per solazzo", ma dopo la disfatta dell'Accademia degli Addormentati non c'è sollazzo per Chiabrera che lo spinga ad andare. Egli non è "da Banchi, né da Palagio, e molto meno da San Siro". Senza nessun impegno da svolgere, egli finirebbe per annoiarsi. [La Lettera segue per contenuti la lettera 447: si colloca quindi tra il 10 giugno e la metà di luglio 1635]. |
Fonte o bibliografia |
Gabriello Chiabrera, Lettere, a c. di Simona Morando, Firenze, Olschki, 2003, num. 448 |
Compilatore |
Agliardi Silvia |
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