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Mittente |
Chiabrera Gabriello |
Destinatario |
Adimari Alessandro |
Data |
1623 |
Tipo data |
Congetturale |
Luogo di partenza |
[Savona] |
Luogo di arrivo |
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Incipit |
Per verità niun poeta poteva trasportarsi in Toscana, dal quale i seguaci di Poesia |
Contenuto e note |
[Alessandro Adimari, letterato legato alle Accademie più importanti e ai Medici]. Chiabrera afferma che nessun poeta poteva essere tradotto in toscano "dal quale i seguaci di Poesia dovessero più avanzarsi in poetando" e che potesse meravigliare di più i lettori. Paragonati al suo spirito, gli altri poeti risulterebbero plebei. Augura ad Alessandro Adimari di godere del suo studio e di coglierne la gloria, per dare all'Italia la rinomata Fenice. [Probabilmente la lettera è la risposta di Chiabrera alla traduzione di Pindaro, leggibile in 'Ode di Pindaro antichissimo Poeta, e principe de' greci lirici cioè, Olimpie Nemee Pithie Istmie Tradotte in Parafrasi et in Rima Toscana da Alessandro Adimari et dichiarate dal medesimo', Pisa, Tanagli, 1631, inviatagli dall'Adimari]. [La lettera è giunta frammentaria, priva di un inizio e di una fine]. [L'indicazione dell'anno si ricava da Francesco Tanagli nell'avviso ai lettori del volume di Adimari]. |
Fonte o bibliografia |
Gabriello Chiabrera, Lettere, a c. di Simona Morando, Firenze, Olschki, 2003, num. 381 |
Compilatore |
Agliardi Silvia |
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