Mittente Della Casa Giovanni Destinatario Farnese Alessandro
Data 8/1/1547 Tipo data effettiva
Luogo di partenza Venezia Luogo di arrivo [Roma]
Incipit Il Signor Don Diego partì lunedì passato et andò a Mantova
Contenuto e note Il signor Don Diego [Hurtado de Mendoza, ambasciatore di Carlo V a Venezia] è partito il lunedì precedente, è andato a Mantova e di lì a Bologna, a quanto dice il suo segretario [Giovanni Montese]. La Signoria ha avuto da Milano avvisi su Genova con una lettera del Segretario [Giannantonio Novelli, ambasciatore a Milano, cfr. Eugenio Albèri, Le relazioni degli ambasciatori veneti al senato, s. II, vol. V, Firenze, Società editrice fiorentina, 1858, pp. 349 e segg. dove lo si chiama "segretario"] del 3 [gennaio] dalle quali pare che il tumulto [la Congiura dei Fieschi] sia calmato e che il conte de Flisco [Giovanni Luigi Fieschi, capo dei congiurati], tentando di assaltare la "Galera capitania", era stato ucciso da un'archibugiata. Il Principe [Andrea Doria] era ritornato a Genova e aveva descritto gli eventi a Don Ferrando [Fernando Álvarez de Toledo y Pimentel, il Duca d'Alba]. Si ritiene vero che il Turco [il Sultano Solimano il Magnifico] tornerà a Costantinopoli e pare che abbia ricevuto molto danno dal Sofi [lo Scià di Persia Tahmasp I] e che quindi lo attaccherà. La Signoria ha lettere del 24 [dicembre] dal Campo Cesareo [gli accampamenti di Carlo V] in cui si dice che Olma [odierna Ulm] si era accordata con Sua Maestà Cesarea [Carlo V d'Asburgo], ma il Casa non ha potuto sapere a che condizioni. Questi tedeschi [del Fondaco] dicono di avere lettere da Augusta del 23 [dicembre] in cui si conferma la notizia, "ma nelle conditioni dicono pazzie", cioè che Sua Maestà donerà a Olma "lo stato dei Foccari [i Foccari sono i potentissimi banchieri Fugger, il loro stato potrebbe essere la stessa Augusta, che aveva lo status di libera città imperiale]" e che quella città non riceverà né Carlo V né le sue armate; aggiungono che il Langravio [Filippo d'Assia] arruola molti svizzeri e che fra pochi giorni darà battaglia. Il tutto è difficile a credersi. Il Clarissimo Ambasciatore [l’ambasciatore veneziano a Roma, Giovanni Antonio Venier] spedì il primo [dicembre] un corriere che sorprese i Capi: si dice che porti delle decisioni di Sua Beatitudine [papa Paolo III, nato Alessandro Farnese] in materia di stato: si ritiene che egli non sia soddisfatto di Carlo V. Ad ogni modo i Capi non hanno tenuto il dispaccio in grande considerazione, perché da quando è arrivato non si è ancora tenuto il Consiglio dei Dieci, che doveva discuterne il contenuto. Il Casa ha chiesto in Collegio [il Senato veneziano] la scrittura di Maffio Bernardi sulle cose d'Inghilterra che il Camerlengo [Guido Ascanio Sforza] gli aveva commesso: i senatori dicono di non ricordarla ma che la cercheranno. Non ha più l'inventario di quelle scritture ma ha scritto al Governatore di Ravenna [il Presidente della Provincia Benedetto Conversini, cfr. Camillo Spreti, ‘Memorie intorno i domini e governi della città di Ravenna’, Faenza, Montanari e Marabini, 1822, pag. 30] che glielo mandi. Ha parlato anche della causa di Ceneda, esortando la Signoria a restituire la giurisdizione [il vescovo Marino Grimani aveva emanato un proclama che obbligava a non ricorrere più in appello a Venezia, arrogandosi quindi la piena giurisdizione sulla città. La Signoria aveva allora deciso di togliere al vescovado il potere temporale]: nominò il Patriarca Grimani, dicendo che egli non sapeva nominarlo in altro modo che Patriarca [Marino Grimani fu sia vescovo di Ceneda che Patriarca di Aquileia] e i Capi se ne risentirono. Ad ogni modo l'unica risposta venne da sua Serenità [il Doge Francesco Donato], che disse che sia alla Signoria che al papa conveniva "lo star uniti e concordi" e da essa non mancherà mai di essere ubbidiente al pontefice. I Legati del Concilio [di Trento] hanno ordinato al Casa di sollecitare i vescovi del Dominio a partecipare a questa sessione: Monsignor di Torcelli [il vescovo di Torcello Geronimo Foscari] partirà la sera stessa, Rustici [?] partì ieri e Piacenza [il cui vescovo era Catalano Trivulzio] ha scritto che andrà. Padova [il cui vescovo era Francesco Pisani] e Treviso [il cui vescovo era Giorgio Cornelio Cornaro] non andranno, come il Farnese [il cardinale Alessandro, Segretario di Stato pontificio] vedrà per le allegate lettere di Monsignor Pisani e Romolo Cervini+K5. La Signoria ha lettere dell'ultimo di novembre da Costantinopoli in cui si dice che si prosegue a preparare armate di terra e di mare, ma pare che il Sultano voglia fare solo una guerra difensiva in Ungheria. Si dice inoltre che il suo esercito impegnato contro lo Scià aveva ricevuto molto danno e che il Secretario Gerardo [Gerard Veltwijck, inviato imperiale nell'Impero Ottomano, cfr. Bart Severi, Denari in loco delle terre, in "Alta orientalia academia scientiarum hungaricae", vol. 54 (2-3), 2011, pp. 211-256] era partito il 27 [novembre] per Adrianopoli [odierna Edirne, in Turchia].
Fonte o bibliografia Ms. Vaticano Latino 14828, cc. 82r - 83v, copia del segretario Erasmo Gemini. Inedita.
Compilatore Boggiani Alessandro
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