Mittente Della Casa Giovanni Destinatario Farnese Alessandro
Data 25/12/1546 Tipo data effettiva
Luogo di partenza Venezia Luogo di arrivo [Roma]
Incipit La Illustrissima Signoria mi chiamò in collegio domenica passata
Contenuto e note La Signoria ha avvisi da Costantinopoli da fonti, però, iniscure, in cui si dice che la voce secondo cui il Turco [il Sultano Solimano il Magnifico] voleva muovere guerra perseverava e che il Secretario Gherardo [Gerard Veltwijck, inviato imperiale nell'Impero Ottomano, cfr. Bart Severi, Denari in loco delle terre, in "Alta orientalia academia scientiarum hungaricae", vol. 54 (2-3), 2011, pp. 211-256] doveva partire il 13 novembre per visitare il Sultano. Don Diego [Hurtado de Mendoza, ambasciatore di Carlo V a Venezia] ha detto di dover partire mercoledì e i Capi gli hanno donato 5000 scudi, nonostante di solito agli ambasciatori ne diano 1000: il Mendoza, infatti, non solo è in grazia di Sua Maestà [Carlo V d'Asburgo], ma i Capi sono anche molto soddisfatti del suo operato e del suo comportamento. Anche il Casa ritiene che egli sia "di nobile animo e di natura benigna", infatti, quando egli fu nominato Nunzio a Venezia, il Mendoza aveva scritto che temeva di non potergli parlare, perché troppo filofrancese, ma in seguito hanno conversato insieme, e anzi egli ha più volte lodato il Casa. Si è inoltre rifiutato di nuocere a Lorenzo de’ Medici, ma anzi lo ha avvertito di guardarsi meglio. Aggiunge poi di aspettare un dispaccio con un ordine di Carlo V da eseguire sulla via di Roma, che ritiene possa essere: "o di andare a riconoscere il castello di Milano e+K5t di Cremona, o di riformar le cose di Siena, o di andare a Piombino per veder se quel loco è tale quale è stato dipinto a Sua Maestà": se le cose [di Piombino] stessero così, l'Imperatore darebbe una ricompensa al Signore [Jacopo VI Appiano] e occuperebbe Piombino o per sé o per il duca di Firenze [Cosimo I de' Medici]. Dice inoltre che, passando da Firenze, cercherà di rimettere Cosimo nelle grazie del papa [Paolo III, nato Alessandro Farnese] e lo stesso intende fare con il principe Doria [Andrea]. La Signoria ha gli stessi avvisi dall'esercito che ha il Farnese [il cardinale Alessandro, Segretario di Stato pontificio], ma pare che l'oratore [veneziano, Alvise Mocenigo] scriva che queste notizie sono date da Granvela [Nicolas Perrenot de Granvelle, Guardasigilli imperiale]. [I Capi] non hanno ancora eletto l'ambasciatore per l'Inghilterra. Ha visto la risoluzione del papa sulla causa di Ceneda [il vescovo Marino Grimani aveva emanato un proclama che obbligava a non ricorrere più in appello a Venezia, arrogandosi quindi la piena giurisdizione sulla città. La Signoria aveva allora deciso di togliere al vescovado il potere temporale], a cui si adatterà; appena saprà la reazione dei Capi, la comunicherà al Farnese. Cercherà di recuperare la scrittura di Maffio Bernardi sugli affari d'Inghilterra di cui è stato avvisato dal Camerlengo [Guido Ascanio Sforza] e la manderà al Farnese [il cardinale Alessandro, Segretario di Stato pontificio].
Fonte o bibliografia Ms. Vaticano Latino 14828, cc. 79v - 80v, copia del segretario Erasmo Gemini. Parzialmente edita in Lorenzo Campana, Monsignor Della Casa e i suoi tempi, in “Studi Storici”, XVI (1907), pag. 359 (nota).
Compilatore Boggiani Alessandro
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