Mittente Della Casa Giovanni Destinatario Camerlengo [Sforza] [Guido Ascanio]
Data 4/10/1546 Tipo data effettiva
Luogo di partenza Venezia Luogo di arrivo [Civita Castellana]
Incipit Il Signor Don Diego viene da Trento alli III et il dì medesimo
Contenuto e note Il Signor Don Diego [Hurtado de Mendoza, ambasciatore di Carlo V a Venezia] è arrivato il 3 [ottobre] e ha chiesto subito le due rate del deposito, che gli sono state pagate immediatamente e di ciò è rimasto soddisfatto [cfr. Lorenzo Campana, Monsignor Della Casa e i suoi tempi, in "Studi Storici", XVI (1907), pp. 376 e segg.]. [Il Mendoza] ha detto che Sua Maestà [Carlo V d'Asburgo] sta ricevendo denari da molti luoghi e per questo ha ritardato tanto a mandare a ritirare questi, che dovrebbero essere parte della paga dell'esercito, che non verrà data prima del 22. Sua Signoria [il Mendoza] ha inoltre chiesto ai veneziani una scorta per i denari fino a Trento, ma il Casa non sa se gli sia stata concessa. [Il Mendoza] aggiunge inoltre che andrà a Roma al posto di Giovanni di Vega [Juan de Vega y Enríquez de Acuña, ambasciatore di Carlo V in Vaticano], "con habito di prete" e nel parlare mostra di "essere molto ben satisfatto di Monsignor Farnese [il cardinale Alessandro, Segretario di Stato pontificio] e molto dedito servitore di Sua Beatitudine [papa Paolo III, nato Alessandro Farnese]". "L'ambasciator Ramon che era in Costantinopoli per il re Christianissimo [Gabriel de Luetz, Baron et Seigneur d'Aramon et de Vallabregues, ambasciatore francese nell’Impero Ottomano, conosciuto come Gabriel d'Aramon, da cui l'italianizzazione in "Ramon". Il Re Christianissimo è il sovrano di Francia Francesco I di Valois]" è giunto [a Venezia] lunedì sera e doveva ripartire per la Francia "hiersera" [il 3 ottobre], ma pare che abbia qualche timore, "ricordandosi di Rincone et del Signor Cesare Fregoso [Antonio Rincon e Cesare Fregoso erano diplomatici al soldo dei francesi uccisi da sicari spagnoli nel 1541]". Aggiunge inoltre che il segretario Gerardo [Gerard Veltwijck, inviato imperiale nell'Impero Ottomano, cfr. Bart Severi, Denari in loco delle terre, in "Alta orientalia academia scientiarum hungaricae", vol. 54 (2-3), 2011, pp. 211-256] porta al Turco [il Sultano Solimano il Magnifico] e ai pascià molti regali, ma il Casa non è riuscito a intendere altro della sua missione. La Signoria ha fatto chiamare il Casa forse per leggergli gli avvisi di Costantinopoli. Intende che ci sono lettere in cui il Balio [di Costantinopoli, Alessandro Contarini] scrive che il Sultano domanda ai veneziani che rilascino "colui che tolse Marano al Re dei Romani [Beltrame Sacchia, cfr. Elisa della Mea, Beltrame Sacchia e la riconquista di Marano, in "Ce Fastu?", Rivista della Società Storica friulana, LXXXVIII (2012) 2, pp. 213-239; il Re dei Romani era Ferdinando I d'Asburgo, fratello di Carlo V]”, ma costoro non accolgono volentieri questa richiesta. Sono andati al Concilio alcuni Prelati, fra gli altri i vescovi di Padova [il cardinal Francesco Pisani] e Treviso [Giorgio Cornaro]. Messer Giovanni Cornaro ha voluto che quest'ultimo obbedisse a Sua Beatitudine [papa Paolo III, nato Alessandro Farnese], benché molto giovane [il vescovo aveva allora quattordici anni] e anche l'eletto di Padova [Francesco Pisani] ha spinto il nipote [sempre il vescovo di Treviso] allo stesso. È arrivato anche, diretto a Trento, il Reverendo Generale di San Domenico [ossia il Maestro generale dell'ordine dei predicatori, la massima autorità dei frati domenicani. Nel 1546 tale carica era ricoperta da Bartholomé Texier]. Se ci sarà modo di riformare i frati di San Giovanni e Paolo [la Basilica dei Santi Giovanni e Paolo di Venezia era sede di un convento domenicano], lo si farà insieme con sua Paternità [il Texier]. Per lettere dalle Fiandre del 15 e 16 [settembre] era arrivata notizia che i francesi volevano costruire un altro forte vicino a Bologna [Boulogne], dopo che gli inglesi avevano distrutto quelli precedenti: ciò faceva temere nuovi tumulti. Sono poi arrivate lettere del 24 e del 27 [settembre] in cui si diceva che il Re [Francesco I di Valois] aveva ordinato di non fare nulla, quindi la situazione rimaneva quieta.
Fonte o bibliografia Ms. Vaticano Latino 14828, cc. 51v - 52r, copia del segretario Erasmo Gemini. Inedita
Compilatore Boggiani Alessandro
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